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Carenze da coronavirus, anche i ministri Ue della Salute esprimono timori

15 Febbraio 2020

Comincia a squillare anche in Europa l’allarme per le ricadute che l’epidemia cinese da nuovo cornavirus potrebbe avere sulla disponibilità di farmaci in tutto il mondo. FPress aveva riferito dieci giorni fa delle preoccupazioni espresse negli Usa da analisti ed esperti, ora timori dello stesso genere arrivano dal Consiglio dei ministri della Salute europei, che nella seduta dell’altro ieri ha fatto il punto sull’emergenza sanitaria. Il tedesco Jens Spahn, in particolare, ha avvertito i colleghi che un’intensificazione dell’epidemia potrebbe generare nuove carenze di farmaci nei Paesi Ue.

Secondo fonti Aifa consultate da FPress, la questione è già stata messa sotto osservazione anche dalle autorità italiane, che però al momento escludono rischi per gli approvvigionamenti. Esprime invece forti preoccupazioni, in Francia, l’Académie nationale de pharmacie, la principale società scientifica transalpina dei farmacisti. L’Europa, avverte in un comunicato l’Accademia, «dipende sempre più estesamente da impianti di produzione delle materie prime farmaceutiche distanti, la cui affidabilità qualitativa, quantitativa e a lungo termine è spesso problematica». Il problema si fa forte soprattutto quando scatta «un disastro naturale o sanitario, un evento geopolitico, un incidente industriale». L’epidemia di Covid-19 è uno di questi casi e rappresenta la prova che è «vitale garantire l’indipendenza della nostra politica sanitaria promuovendo mantenimento delle capacità di produzione esistenti in Francia e in Europa, al fine di garantire meglio la disponibilità di medicinali per i pazienti» .

Secondo l’Accademia, , l’80% dei principi attivi impiegati nella produzione farmaceutica hanno provenienza extraeuropea, principalmente in Asia. La Cina è uno dei principali fornitori, dunque occorre preoccuparsi per le ricadute dell’epidemia sulle capacità produttive di questo Paese.

Covid-19 sta effettivamente paralizzando l’economia cinese con impatti evidenti «sulle catene del valore di molti settori industriali» ha ammesso l’altro ieri il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire. Intervistato dal Financial Times, un portavoce dell’industria farmaceutica indiana Cipla, , le materie prime «nella maggior parte delle aziende le materie prime cominceranno a esaurirsi entro la fine del mese, a meno che non riprenda la produzione in Cina». E’ un allarme da prendere nella dovuta considerazione, perché l’India è la più grande fornitrice al mondo di farmaci generici e importa il 70% delle materie prime dalla Cina. I cui prezzi, intanto, hanno cominciato a crescere e rischiano di provocare un rincaro dei farmaci finiti.

Potrebbe proteggere l’Europa da questi contraccolpi la Brexit: in vista dell’uscita del Regno Unito dall’Ue, infatti, le industrie farmaceutiche hanno recentemente incrementato i loro normali stock, che oggi potrebbero tornare utili proprio per fronteggiare eventuali crisi. E’ quanto ha detto anche il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, in un’intervista di qualche giorno fa al quotidiano la Repubblica: le industrie dispongono di importanti riserve di materie prime, che consentono di restare tranquilli «per molti mesi».

Non si può dire lo stesso per le forniture di maschere e tute protettive: anche qui la Cina è tra i principali produttori mondiali e lei stessa lamenta crescenti carenze di stock, come ha segnalato alla riunione dei ministri Ue della Salute la francese Agnès Buzyn.