attualita

Cresce tra le Regioni la corsa alle autonomie differenziate

25 Luglio 2018

C’è la Toscana che chiede carta bianca sulle gare di acquisto in equivalenza terapeutica per i farmaci da fornire ad Asl e ospedali; il Piemonte che vorrebbe istituire un unico tetto regionale sulla spesa farmaceutica, senza distinzioni tra convenzionata e acquisti diretti (ospedaliera più diretta-dpc); la Liguria e le Marche che aspirano alla «piena autonomia nella definizione dell’assetto istituzionale del sistema sociosanitario regionale e dei conseguenti profili organizzativi»; l’Umbria che invocano più flessibilità nella gestione dei capitoli di spesa in materia di Salute, senza «vincoli specifici sulle singole macrovoci»; e infine Campania e Lazio, che si limitano a rivendicare genericamente la “primazia” su alcune materie tra le quali la Sanità. Eccole le sette Regioni che – secondo quanto riporta un dossier del Servizio studi del Senato diffuso nei giorni scorsi – hanno già avviato le procedure per avvalersi delle autonomie aggiuntive e differenziate permesse dall’articolo 116 della Costituzione. E’ lo stesso percorso imboccato nella primavera scorsa da Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, che ora stanno trattando con il ministero per gli Affari regionali per coprire l’ultimo miglio e vedersi riconosciute le competenze richieste. Una strada che rischia di intasarsi, perché alle sette Regioni di cui s’è detto se ne potrebbero aggiungere altre tre ancora (Basilicata, Calabria, Puglia), che al momento si sono limitate a esprimere interesse per un robusto incremento delle loro autonomie ordinarie.

Le ricadute potenziali sulle farmacie sono evidenti: nei dossier in cui le singole Regioni riportano le materie sulle quali si vorrebbero abbondanti dosi di autonomia aggiuntiva, la Sanità è una presenza pressoché fissa e dove si scende nel dettaglio la spesa farmaceutica viene spesso chiamata in causa. Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, come noto, hanno già detto che vogliono piena libertà di manovra sulle gare di acquisto in equivalenza terapeutica per i farmaci da fornire ad Asl e Ao, allo scopo di ottenere forti risparmi che si rifletterebbero anche sui prezzi dei farmaci in dpc (e quindi sulla remunerazione delle farmacie). Stessa cosa, ora, si appresta a chiedere anche la Toscana, mentre il Piemonte si spinge ancora più in là e propone l’abolizione dei tetti sulla spesa farmaceutica (con l’evidente obiettivo di rigirare sull’ospedaliera gli avanzi che si registrano nella convenzionata). Dal canto suo l’Emilia Romagna aggiunge alle gare in equivalenza anche la richiesta di poter definire in autonomia, «qualitativamente e quantitativamente, le forme della distribuzione diretta dei farmaci destinati alla cura di pazienti che richiedono un controllo ricorrente (cronici, ndr) anche tramite il coinvolgimento delle farmacie di comunità».

Per finire ci sono le rivendicazioni di Liguria, Umbria e Marche (ma lo stesso avevano già fatto Veneto, Emilia Romagna e Lombardia) per la piena autonomia sull’organizzazione dei servizi sanitari regionali: nel mirino ci sono certamente strutture e personale, ma sono in molti a chiedersi se l’eventuale accogliemnto di tali richieste possa un giorno autorizzare interventi sulla Pianta organica o sulle norme che regolano il servizio farmaceutico. «Fare previsioni oggi su questo tema è senz’altro prematuro» spiega a FPress Massimo Luciani, costituzionalista e docente universitario alla Sapienza di Roma «a mio parere però negli scenari che si potrebbero generare rimarranno comunque fermi due punti: i Livelli essenziali di assistenza rimarranno di competenza del livello centrale, così come lo rimarrà la copertura finanziaria». In altri termini, è la riflessione di Luciani, i percorsi intrapresi dalle Regioni potranno avere incidenze sulla disciplina sanitaria, ma le effettive ricadute sulle farmacie rimangono al momento imprevedibili. «Se non altro» prosegue «escluderei contraccolpi sulle norme nazionali relative alla Pianta organica, la cui funzione è quella di assicurare la capillarità del servizio farmaceutico che a sua volta rientra nei Lea». E’ già un bel sospiro di sollievo.