La prossima campagna antinfluenzale dovrebbe essere anticipata almeno a settembre, perché distanziamento sociale e regole di igienizzazione degli studi non consentiranno di arrivare alle 350/400 vaccinazioni che usualmente somministra ogni stagione un medico di famiglia. A dirlo è Claudio Cricelli, presidente della Simg (Società italiana di medicina generale), che in un’intervista all’agenzia stampa Dire invita il Ssn a giocare d’anticipo.
«Abbiamo fondati timori» spiega Cricelli «che durante il prossimo autunno/inverno nuovi focolai di covid-19 si andranno a sommare all’influenza stagionale, in arrivo normalmente intorno alla metà di ottobre. E dato che i due virus hanno sintomi praticamente uguali, c’è il rischio si possa creare la stessa confusione che probabilmente ha impedito di riconoscere i primi casi di coronavirus tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo».
Per lo stesso motivo, Cricelli esorta medici e personale sanitario a vaccinarsi in massa quest’autunno: «Abbiamo una sorta di obbligo morale» ricorda «i medici sono a contatto con tante persone e possono diffondere il virus influenzale». Anche la popolazione dovrebbe aderire quest’anno alla campagna antinfluenzale con un senso di responsabilità ben maggiore che in passato. «Gli italiani hanno raggiunto un grande senso di consapevolezza, le persone hanno capito che l’influenza è una finta malattia benigna, perché è vero che ha una mortalità notevolmente inferiore a quella di covid-19, ma è anche vero che si porta dietro uno “strascico” di 8 milioni di persone ammalate ogni anno e più o meno 20 miliardi di spesa inutile tra assenze dal lavoro, acquisti di farmaci e perdite di reddito».
Responsabilità da un lato, timori di covid dall’altro, molte più persone dovrebbero optare quest’anno per la vaccinazione antinfluenzale. «Una persona che quest’inverno si ammala di influenza, in un momento in cui si dovesse ripresentare il coronavirus» conferma Cricelli «farebbe immediatamente scattare le misure precauzionali, perché abbiamo capito che un ritardo nella diagnosi di covid-19 ha ricadute pesanti. Quindi saremmo obbligati a fare un tampone a un numero elevatissimo di persone, solo perché’ non si sono vaccinate per l’influenza».