A tre mesi dal via, continua a deludere il sistema di targatura dei medicinali lanciato il 9 febbraio scorso in 31 Paesi dello Spazio economico europeo. Lo certifica un rapporto dell’Emvo, l’organismo internazionale che governa la piattaforma informatica dei codici datamatrix, i Qrcode stampati sulle confezioni per prevenire contraffazioni e falsi. Secondo quanto riferisce la rivista francese Tic Pharma, il rapporto rivelerebbe ritardi organizzativi e falle tecniche nel sistema ancora consistenti. Per cominciare, a metà aprile risultavano registrati nel database europeo soltanto 200mila delle oltre 250mila confezioni soggette a tracciatura in base alle direttive europee, anche perché delle 848 aziende farmaceutiche iscritte nel sistema soltanto 674 hanno inserito i dati relativi ai loro prodotti.
In forte ritardo anche i farmacisti: mancano all’appello – cioè non si sono accreditate alla piattaforma – oltre 37mila farmacie, tra le quali oltre seimila nel Regno Unito, 4.400 in Romania, 1.600 in Polonia, mille in Belgio. Per non parlare della Francia, dove le farmacie registrate risultano due in tutto (come noto, l’Italia ha tempo fino al 2025 per entrare nel sistema). Non fanno meglio i grossisti, tra i quali almeno duemila non risultano ancora connessi alla piattaforma europea
Le criticità più preoccupanti, però, sono di natura tecnica: per verificare la genuinità di un farmaco, il farmacista deve passare allo scanner il Qrcode stampato sulla scatoletta; il sistema interroga il database centrale e se il codice non c’è oppure risulta chiuso (cioè la confezione è già stata dispensata) fa scattare un alert; il problema però è che il sistema continua a generare falsi allarmi in quantità consistenti, ad aprile più di 2,5 milioni in una sola settimana (pari al 5% circa delle confezioni scannerizzate in tutta Europa, il 16% soltanto in Olanda). Risultato, il farmacista non sa se dispensare comunque il medicinale al paziente oppure considerarlo un falso e segnalarlo alle autorità.
Ilaria Passarani, segretario generale del Pgeu (l’associazione dei farmacisti europei), ha ammesso alla rivista francese che i Paesi aderenti lamentano problemi ben maggiori di quanto si prevedesse, anche se il sistema rappresenta comunque una garanzia contro le falsificazioni di medicinali. All’Efpia, l’associazione europea delle industrie farmaceutiche, prevalgono invece le recriminazioni: in molti paesi sono state concesse dilazioni o esenzioni, che di fatto impediscono al sistema di opporre un filtro efficace alle contraffazioni.
Resta però da capire come risolvere i problemi tecnici: gli esperti, in particolare, si dividono tra coloro che accusano le industrie perché i codici vengono stampati in modo imperfetto sulle confezioni, e coloro invece che se la prendono con gli scanner delle farmacie, che a seconda dei modelli leggerebbero bene o male i Qrcode. Intanto, verifiche e indagini tecniche continuano.