Riguardano anche Ordini professionali, società scientifiche e associazioni di categoria (cioè sindacati) le disposizioni del Sunshine act. La proposta di legge presentata nei giorni scorsi dal M5S con l’obiettivo di portare alla luce del sole «tutte le transazioni finanziarie e le relazioni d’interesse» che intercorrono tra i produttori di farmaci e apparecchi medicali (così come i fornitori di beni o servizi) e i «soggetti che operano nel settore della salute». Già il nome del progetto di legge dice molto: Physician payment sunshine act è il nome della legge che, negli Usa, dal primo agosto 2013 obbliga le industrie farmaceutiche a rendere pubbliche tutte le transazioni in denaro o in natura intercorse con i medici che abbiano valore unitario superiore ai 10 dollari o valore cumulativo maggiore di 100 dollari.
La proposta pentastellata, peraltro, allarga considerevolmente la platea dei soggetti interessati: tra le imprese produttrici tenute alla trasparenza, infatti, il testo annovera «qualunque soggetto che esercita un’attività diretta alla produzione o all’immissione in commercio di farmaci, strumenti, apparecchiature, beni o servizi anche non sanitari, commercializzabili nell’ambito della salute umana e veterinaria». Quanto alle transazioni economiche o le relazioni d’interesse (come le partecipazioni azionarie) da rendere pubbliche, figurano tutte quelle che intercorrono con «i soggetti appartenenti all’area sanitaria o amministrativa che operano, a qualsiasi titolo, nell’ambito di un’organizzazione sanitaria e che, indipendentemente dall’incarico ricoperto, esercitano responsabilità nella gestione e nell’allocazione delle risorse o intervengono nei processi decisionali in materia di farmaci, dispositivi, tecnologie e altri beni, anche non sanitari, nonché di ricerca, sperimentazione e sponsorizzazione». O ancora, «le aziende sanitarie locali, le aziende ospedaliere, le aziende ospedaliere universitarie, gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e qualunque persona giuridica pubblica o privata che eroga prestazioni sanitarie, le associazioni e società scientifiche del settore della salute, gli ordini o collegi professionali delle professioni sanitarie e le associazioni tra operatori sanitari, anche non aventi personalità giuridica».
Produttori e fornitori, dispone dunque la proposta, sono tenuti a comunicare al ministero della Salute tutte le «convenzioni e le erogazioni in denaro, beni, servizi o altre utilità» di valore unitario superiore a 10 euro o valore complessivo annuo maggiore di 100 euro (un altro punto di contatto con la legge Usa, ndr) se effettuate a favore di un soggetto che opera nel settore della salute, oppure di un valore unitario maggiore di 500 o mille euro rispettivamente se destinate a un’organizzazione sanitaria.
Il Ministero, prosegue la proposta, predisporrà all’interno del proprio sito internet un’area denominata “Sanità trasparente”, dove verranno registrate e conservate per cinque anni le comunicazioni provenienti dalle aziende. In tali comunicazioni, i destinatari delle erogazioni dovranno figurare analiticamente per nome, domicilio professionale e qualifica (oppure ragione sociale e sede in caso di organizzazione sanitaria), codice fiscale o partita iva, data o periodo di riferimento dell’erogazione o della relazione d’interesse e infine importo o valore della stessa. In caso di mancata o errata comunicazione, la proposta di legge commina sanzioni dai 20mila ai 200mila euro.