Come se il lupo diventasse agnello. O la Strega cattiva si facesse Biancaneve. Impossibile a credersi, eppure è così: la Toscana dismette i panni di cultrice accanita della diretta e promette spostamenti di risorse dalle Asl alle farmacie del territorio. E’ scritto tutto nero su bianco nel Piano di interventi per il governo dell’appropriatezza farmaceutica, approvato il 26 febbraio scorso e pubblicato ieri sul Bollettino ufficiale della Regione con la delibera di giunta 191/2018. L’obiettivo, come recita il provvedimento stesso, è quello di avviare «una revisione organica dell’intero sistema di governo dell’assistenza farmaceutica», attraverso una serie di interventi che – novità clamorosa – non vanno a incidere sulla spesa convenzionata ma hanno invece per bersaglio la spesa farmaceutica di Asl e ospedali.
A fare da stella polare al Piano sono due concetti, appropriatezza e aderenza terapeutica. Per assicurare la prima, verranno avviati una serie di interventi diretti innanzitutto a mettere il “guinzaglio corto” agli acquisti e ai consumi delle strutture pubbliche: grazie a una nuova piattaforma informatica regionale, Asl e Aree vaste riceveranno mensilmente un report che misurerà i loro progressi rispetto agli obiettivi di spesa assegnati, da raggiungere attraverso «tetti di spesa per le singole molecole nell’ambito della negoziazione aziendale» e «strumenti informatici da utilizzare in fase di prescrizione», per consentire al medico di «visualizzazione le alternative terapeutiche a costo minore».
In tema di aderenza terapeutica, invece, gli interventi mirano a un monitoraggio dei consumi al massimo livello di dettaglio: il Piano, infatti, punta alla «tracciabilità per singolo paziente» di« tutti i farmaci e dispositivi utilizzati, almeno nelle prestazioni a maggior assorbimento di risorse», allo scopo di «migliorare il controllo della spesa per farmaci e dispositivi, ottenere una riduzione delle scorte e delle giacenze», promuovere soluzioni tecnologiche e organizzative «per promuovere l’aderenza terapeutica, valutare l’utilizzo delle linee guida per migliorare l’appropriatezza terapeutica e disincentivare l’utilizzo di farmaci non appropriati».
La filosofia, ammette esplicitamente il Piano, è quella di «liberare dalle farmacie di continuità (cioè gli sportelli Asl della diretta, ndr) risorse utili da reinvestire nella governance» della spesa. Con il duplice obiettivo di «arrivare a un accordo con le farmacie convenzionate sulla distribuzione di tutti i prodotti non classificati come farmaci (integratori alimentari, medicazioni varie, ausili) che gravano sulla distribuzione delle farmacie ospedaliere territoriali e sugli acquisti diretti», nonché «rivedere l’accordo sulla dpc» rinnovato a dicembre da Regione e farmacie del territorio. Non per rivedere al ribasso compensi e volumi, ma per affidare agli esercizi convenzionati la distribuzione di farmaci orfani e «alleggerire il carico di lavoro del personale nella gestione degli ordini, nel controllo delle giacenze periferiche e nella gestione delle scadenze». Proprio così, in Toscana è scoppiata la rivoluzione copernicana.