Il Belgio si prepara a impartire un drastico giro di vite all’export parallelo di farmaci, che nel Paese franco-fiammingo interessano l’8-10% dei medicinali in commercio. Alla Camera dei rappresentanti, infatti, è in dirittura finale un progetto di legge che – una volta approvato – vieterà ai grossisti di esportare oltrefrontiera. L’idea su cui è imbastita la proposta, presentata all’assemblea il 12 febbraio, è quella di riscrivere il ruolo del distributore farmaceutico: in sintesi, rimane l’obbligo in capo a industrie e altri intermediari all’ingrosso di rifornirlo, ma gli verrà negata la possibilità di fare parallel trade con i farmaci acquistati.
Come spiegano i tre deputati che hanno presentato la proposta di legge, i grossisti della filiera farmaceutica potranno rivendere soltanto alle farmacie al dettaglio e alle farmacie ospedaliere, oppure ad altri distributori purché operanti nel Paese. L’obiettivo, in sostanza, è quello di dare la priorità ai pazienti belgi e a tale scopo il progetto legislativo distingue tra normali distributori all’ingrosso, cui rimarrà consentito esportare, e grossisti farmaceutici, che non potranno più rivendere all’estero.
Il provvedimento ha già riscosso il favore del ministro della Salute, Maggie De Block, ed è stato invece subissato di critiche dall’associazione belga dei grossisti farmaceutici, alla quale si è poi aggiunta l’Eaepc (l’organizzazione europea di categoria): per le due sigle, in sostanza, la proposta di legge regalerà all’industria farmaceutica «il controllo completo dei prezzi» senza risolvere davvero il problema delle carenze, alla cui origine c’è una complessa serie di concause.