Mentre in Italia il disegno di legge Trizzino chiede un consistente passo indietro sulle norme che aprono al capitale la titolarità delle farmacie, in Francia l’Autorité de la concurrence – ossia l’antitrust – invita il Governo a imboccare la strada opposta. O quantomeno allentare le maglie della legislazione che oltralpe regola la proprietà della farmacia. La proposta è affidata al Parere che l’Autorità ha presentato giovedì scorso, al termine di un’indagine che per 16 mesi ha messo sotto la lente dei suoi ispettori l’intera filiera della distribuzione del farmaco. Il rapporto che ne tira le fila, lungo oltre 400 pagine, mette sul tavolo un pacchetto di proposte dirette a rivitalizzare un settore che contenimenti della spesa farmaceutica e calo dei prezzi dei medicinali stanno mettendo sempre più alle corde. Ne risulta una ricetta che ha già fatto infuriare farmacie e sindacati di categoria, perché a misure che vanno nella direzione di esaltare la professione (per esempio nei servizi ai pazienti) si alternato richieste dirette ad accrescere concorrenza e mercato, due termini che ai titolari transalpini non fanno fare salti di gioia.
E’ il caso, appunto, delle proposte che mirano ad aprire la titolarità al capitale. Sul tema, va detto, il Parere argomenta con estrema diplomazia: passate in rassegna tutte le formule con le quali oggi i farmacisti francesi possono detenere la proprietà di una farmacia, l’antitrust arriva alla conclusione che un allentamento delle regole in materia può consentire alle farmacie di reperire risorse con cui finanziare nuovi servizi (per esempio la telemedicina) e quindi rilanciare il proprio giro d’affari. La proposta, dunque, contempla due diversi livelli di liberalizzazione, il primo “ridotto” – perché aprirebbe la proprietà a soci farmacisti di capitale, che non esercitano nella farmacia – e il secondo più “coraggioso”, perché aprirebbe la proprietà anche ai soci di capitale non farmacisti, con il vincolo della minoranza (come vorrebbe la proposta di legge Trizzino) oppure anche con la maggioranza.
Anche se l’Autorità lascia sul tavolo più opzioni, è evidente che la sua preferenza va alla liberalizzazione più ampia: come si legge nel parere, aprire la farmacia francese alle catene del capitale «comporta diverse ricadute positive», tra le quali un supporto finanziario più consistente, lo sviluppo di nuovi modelli e la diversificazione dei punti vendita e dei servizi.
Come detto, l’apertura della titolarità al capitale non è la sola proposta avanzata dall’antitrust nel suo parere. Tra le altre misure, spiccano la liberalizzazione dei farmaci senza ricetta nelle parafarmacie e nella gdo (ma alla presenza obbligatoria di un farmacista, cosa che non renderebbe più l’esperienza italiana un “unicum” nel panorama internazionale) e un allentamento delle norme sull’e-commerce, per permettere alle farmacie di vendere gli otc anche sui marketplace (Amazon, per esempio) e senza la necessità che gli ordini escano materialmente dal loro magazzino (ma magari dal deposito di un distributore). Furiosa la reazione dei sindacati dei farmacisti, che ora attendono di capire quale accoglienza riceverà il Parere da parte del governo.