Ottiene il placet delle Regioni la bozza di decreto del ministero della Salute sulla sperimentazione della farmacia dei servizi. Un via libera condizionato però, perché nella seduta della Conferenza Stato-Regioni di ieri i governatori hanno messo sul tavolo alcune importanti richieste di modifica. Innanzitutto sul reclutamento: le nove regioni individuate dal decreto (Lazio, Puglia e Piemonte nel gruppo in partenza da quest’anno; Lombardia, Emilia Romagna e Sicilia in quello al via dal 2019; Veneto, Umbria e Campania dal 2020) potranno partire fin da subito, ma la sperimentazione dovrà essere aperta anche alle altre che lo vorranno. Non solo: i 36 milioni di euro stanziati allo scopo dalla Legge di Bilancio andranno ripartiti tra le nove regioni in modo diverso da quanto previsto nella Manovra stessa. Non per anno d’ingresso (cosa che consentirebbe alle partecipanti del primo scaglione di incamerare 6 milioni di euro ciascuna, mentre quelle dell’ultimo ne prenderebbero soltanto due), ma per quota capitaria d’accesso, ossia lo stesso criterio con cui annualmente le Regioni si dividono il Fondo sanitario nazionale. In altri termini, il finanziamento sarà disgiunto «dall’anno previsto per l’avvio» della sperimentazione. Il che sembra voler dire niente più scaglioni: le nove Regioni prendono i soldi e partono quando vogliono.
Stesso discorso, avvertono i governatori, per gli altri governi regionali che nel triennio vorranno aggiungersi: stessa copertura rapportata alla quota capitaria d’accesso (cioè la popolazione pesata, in estrema sintesi) e fondi da attingere dalle risorse per gli Obiettivi di piano, una voce a parte del Fondo sanitario.
Come molti avranno capito, la linea dei governatori non fa altro che recepire e circostanziare il parere espresso mercoledì dagli assessori alla Sanità, del quale FPress ha dato conto nel servizio pubblicato ieri. Restano dunque valide le considerazioni che tra gli addetti ai lavori già circolavano giovedì: se la posizione dei presidenti regionali “salva” la sperimentazione toscana del progetto Adere (aderenza terapeutica in farmacia) e le garantisce fondi provvidenziali, le modifiche richieste impongono riscritture non solo al decreto ma anche alla stessa Legge di Bilancio (rispetto alla ripartizione del finanziamento, per esempio) da cui una dilatazione dei tempi decisamente aleatoria. Il rischio, così, è che la sperimentazione finisca per non esercitare alcun peso sulla trattativa in corso in Sisac per il rinnovo della convenzione. Che, indiscrezione di ieri, potrebbe riprendere dal prossimo mese dopo una lunghissima pausa.