Ammontano a circa una su tre le prestazioni sanitarie in intramoenia sospese per la pandemia ed quanto mai urgente riuscire a recuperarle. E trovare strumenti più vincolanti per il rispetto dei tempi di attesa nel canale pubblico. È quanto chiede Cittadinanzattiva davanti ai risultati del Rapporto Alpi (attività libero-professionale intramuraria) presentato da Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Uno dei dati evidenziati da Cittadinanzattiva è proprio il fenomeno delle prestazioni in intramoenia sospese a causa del Covid. Il Report riferisce di una riduzione pari a circa il 33%, dai 4.765.345 del 2019 ai 3.204.061 del 2020.
«Dati che ci confermano, una volta di più, la necessità di recuperare quanto è stato sospeso a causa del covid e la necessità per i cittadini di tornare alle cure ordinarie» dice Valeria Fava, responsabile coordinamento politiche della salute di Cittadinanzattiva «in particolare occorre accelerare da parte delle regioni l’approvazione dei Piani straordinari per il recupero delle prestazioni sospese a causa del Covid, vigilare e rendere trasparenti i dati sull’andamento dei recuperi, sui modelli organizzativi adottati dalle regioni per garantire il ripristino delle prestazioni, sulle tempistiche previste e sull’utilizzo dei fondi stanziati».
Il Report è frutto delle rilevazioni effettuate secondo le Linee Guida per il monitoraggio ex ante delle prestazioni prenotate in Alpi predisposte da Agenas in collaborazione con il ministero della Salute, Cittadinanzattiva, Istituto Superiore di Sanità ed esperti delle Regioni e Province Autonome.