Solleva le perplessità dell’Autorità garante per la privacy l’emendamento al decreto 127/2021 (green pass ter) approvato mercoledì in Senato che consente ai lavoratori di consegnare una copia della propria certificazione verde ed evitare così controlli per tutto il periodo di validità del pass. La disposizione, scrive il Garante in una segnalazione inviata al Parlamento, «contrasta con il Considerando 48 del Regolamento Ue 2021/953, il quale dispone che “Laddove il certificato venga utilizzato per scopi non medici, i dati personali ai quali viene effettuato l’accesso durante il processo di verifica non devono essere conservati”».
L’esenzione dai controlli nel periodo di validità del green pass, inoltre, rischia di portare alla «sostanziale elusione delle finalità di sanità pubblica complessivamente sottese al sistema, che è efficace nella misura in cui il certificato sia soggetto a verifiche periodiche sulla sua persistente validità». L’assenza di verifiche durante il periodo di validità del certificato, prosegue l’Authority, non consentirebbe cioè di rilevare «l’eventuale condizione di positività sopravvenuta in capo all’intestatario del certificato, in contrasto con il principio di esattezza cui deve informarsi il trattamento dei dati personali».
La conservazione dei certificati, infine, imporrebbe l’adozione da parte dei datori di misure tecniche e organizzative adeguate al grado di rischio connesso al trattamento, con un non trascurabile incremento degli oneri (anche per la finanza pubblica, relativamente al settore pubblico). Il decreto è attualmente all’esame della Camera in seconda lettura.