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Altems: per riavviare l’assistenza ricetta dem, recapito e telemedicina

15 Dicembre 2020

Ricetta dematerializzata, recapito a domicilio dei farmaci e telemedicina sono alcune delle contromisure da mettere in campo per arginare l’emorragia di visite e prestazioni sanitarie programmate che la pandemia continua a generare. Lo dice il Rapporto “La sanità del futuro – I messaggi delle associazioni di pazienti per l’epoca covid-19” realizzato dall’Altems, l’Alta scuola di economia e management dell’università Cattolica del Sacro Cuore, in collaborazione con Simef (Società italiana di medicina farmaceutica) e 48 associazioni di pazienti e cittadini.

Presentata ieri a Roma, l’indagine prende le mosse da un’analisi del presente che porta allo scoperto molte crepe: in ambito cardiologico i ricoveri per infarti acuti del miocardio sono calati del 48,4%, il tempo che intercorre tra insorgenza dei sintomi e angiografia è aumentato del 39,2%; in ambito oncologico, sono il 52% i reparti che hanno visto una contrazione dell’attività ambulatoriale e il 30,4% i dipartimenti che hanno riscontrato una contrazione complessiva dell’attività del 10-30%; in ambito gastroenterolgoico, il 3,8% dei centri che effettuano endoscopie ha sospeso le attività mentre il 66,7% registra una riduzione dei volumi.

Le carenze registrate, è la prima evidenza cui perviene il rapporto, «rendono necessario un nuovo approccio ai sistemi assistenziali». Anche se ci vorrà tempo per individuare nuovi modelli che riescano a far convivere attività programmata ed emergenze sanitarie, prosegue l’Altems, possono già essere individuate alcune priorità «per orientare il sistema verso una maggiore attenzione alle esigenze dei cittadini». In particolare, le associazioni dei pazienti che hanno partecipato al rapporto indicano tre aree d’intervento: semplificazione delle procedure, vicinanza e territorio, informazione capillare e personalizzata.

Per ognuna di tali aree, il report mette sul tavolo una serie di proposte dirette a superare l’emergenza e riavviare l’attività programmata delle strutture sanitarie. E tra queste, ce ne sono alcune che hanno diretto impatto sulla farmacia. Per cominciare, c’è la richiesta di proseguire nella dematerializzazione delle ricette: occorre cioè «estendere la dematerializzazione delle ricette e regolamentarla in modo uniforme su tutto il territorio nazionale», in modo da «consentire ai pazienti e ai loro caregiver di evitare in ambulatorio e quindi risparmiare tempo e migliorare la qualità di vita».

Stesso discorso per la distribuzione di farmaci e presidi a domicilio, che – scrive il report – «costituisce parte integrante della routine di pazienti e caregiver, portando via spesso molto tempo tra ritiro delle ricette e dei farmaci stessi». Il recapito domiciliare, e all’occorrenza la somministrazione, «comporterebbero un grande risparmio di tempo ed energie, con un conseguente miglioramento della qualità di vita». Al riguardo, il rapporto ricorda «i numerosi servizi di distribuzione dei farmaci a domicilio, attivati durante l’emergenza sia attraverso la Croce rossa italiana sia attraverso partnership tra associazioni». E ammontano a 64 le aziende farmaceutiche «impegnate in iniziative di sostegno ai pazienti, ai medici e a tutto il personale della filiera della salute».

Tra le proposte di diretto interesse per le farmacie, infine, la telemedicina. «La quota crescente di persone con patologie croniche e rare» ricorda il report «rendono necessario ridisegnare il sistema organizzativo della rete di servizi, soprattutto nell’ottica di rafforzare la prossimità, di limitare gli spostamenti non necessari dei pazienti fragili per un’assistenza sempre più territoriale e domiciliare». Occorre quindi «armonizzare le varie esperienze di telemedicina che già esistono nelle singole realtà, in special modo per patologie croniche e rare a stadi avanzati e gravi, utilizzando la telemedicina quale supporto per far rimanere il paziente a casa con la dovuta e necessaria assistenza, con impatto positivo anche economico sul Ssn».

Qualcosa, se non altro, già si muove: A livello regionale, riferisce Altems, «sono in corso iniziative per la formalizzazione delle modalità di erogazione delle prestazioni in telemedicina, a integrazione di quanto definito nelle Linee guida nazionali definite dal Ministero e recepite dalla Conferenza Stato-Regioni nel 2014». In particolare, le amministrazioni che hanno avviato i processi deliberativi sono Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Bolzano, Trento, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria e Veneto, dove sono stati adottati piani locali per l’avvio della telemedicina in modo organico. Ma c’è ancora molto da fare.