Più di 1.300 in Messico, oltre mille negli Usa, 649 nel Regno Unito e pochi di meno in Messico. E’ il tributo in vittime pagato dalle professioni sanitarie nella lotta al coronavirus secondo Amnesty International, che nei giorni scorsi ha diffuso un rapporto in cui si stima in almeno settemila in tutto il mondo i decessi per covid tra medici, infermieri, farmacisti e altri operatori. «Il fatto che così tante persone siamo morte mentre cercavano di salvare gli altri» ha affermato Steve Cockburn, responsabile della giustizia economica e sociale di Amnesty International «significa che siamo di fronte a una crisi di dimensioni impressionanti».
Per l’associazione, in particolare, il numero dei decessi va imputato innanzitutto alla mancanza di un numero adeguato di dispositivi di protezione. «Tutti gli operatori sanitari» ha detto ancora Cockburn «hanno il diritto di essere al sicuro ed è uno scandalo che così tanti abbiano pagato il prezzo più alto. Molti mesi dopo l’inizio della pandemia, gli operatori sanitari stanno ancora morendo a ritmi orribili in paesi come Messico, Brasile e Stati Uniti, mentre la rapida diffusione del contagio in Sudafrica e India dimostra che tutti gli Stati devono agire velocemente».
Per la stessa Amnesty, tra l’altro, i numeri messi sul tavolo dal rapporto sono ampiamente inferiori alla realtà, a causa dell’eterogeneità delle fonti da cui provengono. Le 1.077 vittime tra i lavoratori della sanità che l’associazione conta negli Usa, per esempio, provengono da una ricerca condotta dal quotidiano The Guardian; i 1.320 decessi registrati in Messico hanno per fonte i conteggi aggiornati del ministero della Sanità; le 649 vittime stimate nel Regno Unito sono state ricavate dalla consultazione di Medscape, la piattaforma internazionale della letteratura scientifica.
La sottostime più evidente riguarda la Francia, che conta 27 decessi tra gli operatori sanitari ma il dato proviene da un censimento che per ora ha riguardato soltanto il 35% degli ospedali transalpini. Sicuramente inferiore alla realtà anche il dato relativo all’Italia: le 188 vittime attribuite al nostro Paese, infatti, arrivano dai calcoli della Fnomceo e dunque riguardano soltanto i medici. Ma gli infermieri – dati Fnopi – lamentano una quarantina di vittime e i farmacisti quindici.