Dopo Case della Salute e medici di famiglia, per la farmacia dei servizi si profila all’orizzonte un nuovo concorrente: è l’ospedalità privata, ossia le cliniche e i poliambulatori che non sono del Ssn ma con il Ssn collaborano in virtù di convenzioni e accreditamenti. Una costellazione, spiega l’Aiop, Associazione italiana ospedalità privata, che potrebbe dare un contributo decisivo alla riduzione delle liste d’attesa per accertamenti diagnostici, analisi di laboratorio, visite specialistiche, piccoli interventi ambulatoriali e ricoveri.
«Il problema delle code» spiega Barbara Cittadini, presidente nazionale dell’Associazione «è forse il più annoso per il Ssn e, senza dubbio, il più sentito. Con covid, poi, il fenomeno si è aggravato con l’interruzione delle attività differibili e non urgenti nella fase più critica dell’emergenza». L’ospedalità privata, in particolare, sarebbe in grado fin da subito di incrementare la capacità dei ricoveri da un minimo del 40% a un massimo del 60%, e le prestazioni di carattere ambulatoriale da un minino del 45% a un massimo del 90% rispetto agli attuali livelli di erogazione.
«Le percentuali» avverte una nota dell’Aiop «variano ovviamente da regione a regione in base alla situazione locale, ma in generale questa disponibilità potrebbe contribuire a una notevole riduzione delle liste d’attesa su tutto il territorio nazionale». «I dati in possesso dell’ufficio statistico di Aiop» riprende Cittadini «dicono che saremmo già oggi in condizione di aumentare la nostra capacità di erogare prestazioni sanitarie, ovviamente nell’ambito di una strategia condivisa con le Istituzioni e nei limiti delle prestazioni aggiuntive programmate in accordo con le Regioni. Sarebbero servizi incrementali, in una logica di programmazione predeterminata e trasparente, sia dei volumi di offerta sia dei relativi costi».