Serve una legge che definisca l’atto medico, anzi «il ruolo medico». È quanto ha chiesto ieri il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, nel corso dell’audizione convocata dalle commissioni riunite Giustizia e Affari sociali della Camera per esaminare la proposta di legge “Colletti” in materia di responsabilità sanitaria. «Occorre definire l’atto medico» ha affermato Anelli «ricomprendendo tutte le attività professionali svolte al fine di promuovere la salute, prevenire le malattie, effettuare diagnosi e prescrivere cure terapeutiche o riabilitative nei confronti di pazienti, nel quadro delle norme deontologiche. L’atto medico è una responsabilità del medico abilitato e in quanto tale deve essere eseguito dal medico o sotto la sua diretta supervisione o prescrizione».
Secondo il presidente della Fnomceo occorre anche una riforma condivisa della responsabilità penale del medico, una materia «che finora non è riuscita a trovare una regolazione esaustiva e sensibile alle difficoltà con cui il personale sanitario quotidianamente, e più che mai in questi mesi, si deve confrontare». La responsabilità, quale essenza stessa della professionalità e della potestà di curare, ha ricordato Anelli, «è il pilastro fondante dell’autonomia del medico nelle scelte diagnostiche e terapeutiche che, fatti salvi altri diritti e doveri costituzionali – in primis l’autodeterminazione del paziente (consenso informato) – è stata più volte richiamata dalla Suprema Corte come tratto incomprimibile dell’attività medica e ribadita in giudizi di merito e legittimità. L’autonomia nelle scelte diagnostico-terapeutiche e tecnico professionali e l’attribuzione delle connesse responsabilità, concorrono, dunque, a definire quella posizione di garanzia che lo Stato riconosce ai medici e, alla luce delle profonde novelle legislative intercorse negli ultimi anni, ai professionisti sanitari nell’ambito delle specifiche competenze definite dai percorsi formativi, profili professionali e delle funzioni attribuite e svolte».