Doppia ricorrenza, oggi, sull’uso responsabile degli antibiotici, celebrato ogni 18 novembre dall’Ue con una Giornata europea e dall’Oms con un’intera Settimana iniziata martedì 12. L’obiettivo delle due celebrazioni, ovviamente, è quello di sensibilizzare popolazione e operatori sanitari a un uso appropriato dei farmaci antibiotici, per contrastare il fenomeno della antibiotico-resistenza. I dati più recenti, d’altronde, confermano che nell’Unione europea il numero di pazienti infetti da batteri resistenti è in aumento e che la resistenza agli antibiotici rappresenta una delle minacce più temibili per la salute pubblica. Nel 2050, è la stima, l’antibiotico-resistenza potrebbe diventare la principale causa di morte.
L’allarme suona soprattutto per l’Italia, dove si continuano a prescrivere troppi antibiotici: oltre il 50% della media dei Paesi Ocse, come riferisce l’ultimo rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: nel 2017, i medici di famiglia italiani hanno prescritto 28 dosi giornaliere ogni 1.000 abitanti, a fronte di una media Ocse che si ferma a 18 dosi. Il Belpaese, inoltre, mostra tassi di infezione associati all’assistenza sanitaria più alti, con quasi il 6% dei pazienti ospedalizzati che hanno contratto almeno un’infezione ospedaliera. E nello Stivale si registra il 30% di tutti i decessi per sepsi o setticemia capitati nei 28 Paesi dell’Unione europea.
Quest’anno, focus della campagna promossa dall’Ecdc (Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) sono le cure primarie e il medico di medicina generale, con il suo ruolo cruciale nel promuovere l’uso appropriato degli antibiotici e informare i pazienti sui rischi del loro non corretto uso, come gli effetti collaterali e le resistenze. Le cure primarie, avverte l’Ue, sono particolarmente importanti: è in questo contesto che avviene l’80-90% di tutte le prescrizioni di antibiotici.