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Antibiotici veterinari, Italia -47% sul 2016 secondo ultimo Rapporto del Ministero

19 Dicembre 2023

L’Italia conferma anche nel 2022 il trend a calare delle vendite di antibiotici per il settore veterinario, in particolare gli animali destinati alla produzione di alimenti. È quanto riferisce la V Relazione nazionale del ministero della Salute sui consumi di antibiotici veterinari nel nostro Paese, che segue la pubblicazione del 13° Report Esvac (European surveillance of veterinary antimicrobial consumption) coordinato dall’Agenzia Europea per i medicinali.

La contrazione delle vendite, dice la relazione, si attesta al -46,6% rispetto al 2016 e al -62,7% sul 2010. «Tale riduzione» sottolinea il dicastero in una nota «si traduce in una minore pressione selettiva associata all’emergenza e alla selezione di batteri resistenti agli antibiotici negli animali e negli esseri umani».

Nel dettaglio, la riduzione interessa tutte le classi di antimicrobici, comprese quelle incluse nella categoria B della classificazione Ameg, vale a dire cefalosporine III e IV generazione, polimixine, fuorochinoloni e altri chinoloni, che rappresentano soltanto una piccola porzione delle vendite totali (circa l’1,2%). Anche le vendite di antibiotici autorizzati in forme farmaceutiche impiegate per il trattamento non individuale, attraverso cioè la somministrazione come mangimi medicati, soluzioni (acqua di abbeverata, siero di latte, broda eccetera) o polveri (top dressing) si sono ridotte del 48,5% rispetto al 2016.

«Tali risultati» conclude il Ministero «confermano l’efficacia delle politiche nazionali relative all’uso prudente degli antimicrobici, di cui al Piano nazionale di contrasto dell’antibiotico-resistenza, e il costante impegno del settore veterinario nell’affrontare l’emergenza dell’antibiotico-resistenza».