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Antibiotico-resistenza, nel nuovo Piano rafforzata sorveglianza sui consumi

21 Settembre 2022

Ai medici la raccomandazione di «prescrivere attendendosi alle linee guida basate sulle evidenze», ai farmacisti di «guidare i pazienti» verso un consumo appropriato. Sono le indicazioni rivolte a prescrittori e dispensatori dalla bozza del nuovo Piano nazionale 2022-2025 per il contrasto all’antibiotico-resistenza, che il ministero della Salute ha inviato nei giorni scorsi all’esame delle Regioni. Il testo, anticipato ieri da Quotidiano Sanità, annovera tra gli obiettivi quello di promuovere l’uso appropriato degli antibiotici in ambito umano e animale, riducendo la frequenza delle infezioni causate da microrganismi resistenti, così come rafforzare la prevenzione e la sorveglianza delle Ica (infezioni correlate all’assistenza) in ambito ospedaliero e territoriale.

L’antibiotico-resistenza, dicono d’altronde i dati, rimane un fenomeno preoccupante: in Europa il fenomeno è all’origine ogni anno di circa 33 mila decessi e 700 mila infezioni, ognuna delle quali costa ai sistemi sanitari tra gli 8.500 e i 34.000 euro. Nello scenario europeo, poi, l’Italia rimane il Paese dove è più alto il consumo di antibiotici: 16,5 dosi giornaliere per 1.000 abitanti nel caso dei farmaci per uso umano, il 10% in più rispetto alla media europea.

Per invertire il trend, la bozza di Piano propone allora una «governance inclusiva e integrata» articolata su quattro aree: formazione; informazione, comunicazione e trasparenza; ricerca, innovazione e bioetica; cooperazione nazionale e internazionale. A questi pilastri “orizzontali” se ne aggiungono altri tre orientati verticalmente, che definiscono un sistema di interventi e controllo delle antibiotico-resistenze nel settore umano, animale e ambientale: sorveglianza e monitoraggio integrato del consumo di antibiotici; prevenzione delle Ica in ambito ospedaliero e territoriale; uso appropriato degli antibiotici.

Le principali innovazioni, riassume il documento, riguardano «una maggiore integrazione tra il settore umano, veterinario e ambientale per attuare più compiutamente l’approccio One Health; il rafforzamento e l’estensione delle sorveglianze; una maggiore attenzione alle Ica e alle attività preventive; lo sviluppo di nuovi strumenti di supporto all’uso prudente degli antibiotici».