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Antitrust, nella Relazione annuale un plauso alla governance farmaceutica

3 Luglio 2019

Più di 1,2 miliardi di euro di sanzioni, 19 procedimenti per intese restrittive della concorrenza (sei dei quali chiusi con impegni per le aziende coinvolte), 11 per abuso di posizione dominante e cinque per concentrazioni. Poco più di 80, invece, gli interventi a tutela del consumatore che si sono chiusi con l’irrogazione di sanzioni e 26 quelli che hanno comportato impegni da parte dei soggetti sottoposti a indagine. Sono i numeri salienti che arrivano dalla Relazione annuale sull’attività svolta dall’Antitrust nel 2018, illustrata ieri a Montecitorio dal presidente dell’autorità garante, Roberto Rustichelli. Come già in passato, spiccano nel bilancio interventi e indagini che hanno messo nel mirino il comparto farmaceutico: il procedimento più eclatante rimane quello aperto nel gennaio 2018 nei confronti di Aspen Pharma per inottemperanza a un precedente provvedimento dell’Antitrust, datato 2016. In quell’occasione, la multinazionale farmaceutica era stata condannata per abuso di posizione dominante, perché «aveva fissato prezzi iniqui con rincari fino al 1.500% per alcuni farmaci insostituibili, destinati ai pazienti onco-ematologici».

Il caso Aspen, scrive l’Antitrust nella Relazione, «dimostra che l’attuale processo di negoziazione del prezzo dei farmaci viene a creare uno squilibrio tra Aifa e le società farmaceutiche, a tutto favore di queste ultime». Per tale motivo, il Garante «valuta positivamente alcune disposizioni contenute nella Legge di Bilancio 2019, che mirano a riequilibrare le asimmetrie di potere contrattuale tra Aifa e case farmaceutiche. Il riferimento, in particolare, è alla norma che delega a un decreto ministeriale l’adozione di nuovi criteri di negoziazione dei prezzi dei farmaci (articolo 1, comma 553) e a quella che, contestualmente, consente all’Agenzia del farmaco di riavviare la negoziazione con l’azienda titolare prima della scadenza dell’accordo esistente». L’auspicio, è la riflessione del presidente Rustichelli, è che «la futura disciplina sia in grado di rimuovere le distorsioni sopra richiamate, con conseguenti benefici per il Sistema sanitario nazionale e per i consumatori».

Tra gli interventi condotti nel 2018, la Relazione ricorda anche il parere espresso nel settembre scorso riguardo alla «distribuzione e vendita al pubblico, tramite le parafarmacie, dei dispositivi medici, dei prodotti per diabetici e degli alimenti per fini medici specifici». Chiamato in causa da alcune segnalazioni, il Garante aveva «valutato negativamente il rifiuto da parte di alcune Regioni di convenzionarsi con le parafarmacie», perché questo canale ha «rilevanza nello sviluppo della concorrenza nel settore della distribuzione e vendita di prodotti farmaceutici e dell’erogazione dei servizi connessi alle prestazioni sanitarie».

Il settore farmaceutico, infine, torna a fare capolino nel paragrafo che la Relazione dedica al controllo delle concentrazioni nei mercati innovativi, dove la rivoluzione digitale abbatte i confini nazionali e genera colossi industriali che minacciano il monopolio dei cosiddetti big data. Si delineano così rischi per concorrenza e competizione che, per l’antitrust, si avvertono anche in altri settori produttivi, come quello farmaceutico. «Nei modelli tipici di business dell’economia digitale» è la riflessione del Garante «le transazioni possono determinare significative ricadute concorrenziali nei mercati rilevanti, ancora prima che gli asset acquisiti possano generare un fatturato». E ancora una volta, il progresso viaggia più velocemente delle leggi.