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Aperture domenicali, la maggioranza presenta un disegno di legge di “sintesi”

1 Febbraio 2019

Addio alle aperture no stop introdotte nel commercio dal governo Monti: centri commerciali e negozi potranno lavorare soltanto una domenica su due, cioè 26 sulle cinquantadue del calendario, e quattro festività su 12, tra laiche e religiose. E’ quanto detta il disegno di legge depositato l’altro ieri alla Camera dalla maggioranza gialloverde, in cui il relatore in commissione Andrea Dara (Lega) ha fatto confluire le disposizioni dettate dalle due proposte presentate a loro tempo da M5S e Carroccio: il partito di Di Maio puntava a tenere aperto il 25% degli esercizi commerciali, quello di Salvini proponeva un tetto di otto aperture all’anno.

A decidere le date delle aperture domenicali saranno le Regioni, una volta sentite le associazioni di categoria e i sindacati, e allo stesso modo si procederà per i festivi. Discorso diverso per le zone turistiche, dove si potranno concentrare le aperture nelle domeniche di alta stagione (al mare tra aprile e settembre, in montagna dicembre-marzo e luglio-agosto). E anche per i centri storici, dove il commercio potrà lavorare tutte le domeniche eccezion fatta per le festività. Nessuna limitazione, infine, per le rivendite di generi di monopolio, i negozi in alberghi, campeggi e villaggi, lungo le autostrade, in stazioni, porti e aeroporti. Apertura libera anche per giornalai, gastronomie e rosticcerie, pasticcerie e gelaterie, fiorai, librerie, negozi di mobili, di dischi, antiquari, e chi vende souvenir e artigianato locale. Sempre aperti anche i cinema, e i negozi di parchi divertimento, stadi e centri sportivi.

Previste multe salate per chi non rispetterà i nuovi obblighi: da 10mila a 60mila euro che raddoppiano in caso di recidiva. I proventi serviranno a combattere gli abusivi e contribuiranno al decoro urbano. Il nuovo testo verrà esaminato in commissione dalla prossima settimana, quindi il passaggio in aula e la seconda lettura in Senato.