Il primo vaccino in arrivo, quello di Pfizer-BioNTech, verrà distribuito attraverso una rete di «parecchie decine, se non qualche centinaio» di centri logistici, dislocati in tutta Italia. E la somministrazione sarà concentrata in strutture per le quali «è in corso una discussione con le Regioni». Lo ha detto ieri a Porta a Porta, la trasmissione di Bruno Vespa, il commissario per l’emergenza covid Domenico Arcuri. «Entro la fine del mese» ha spiegato «avremo i primi 3,4 milioni di vaccini della Pfizer, che andranno somministrati due volte a persona e quindi verranno somministrati a 1,7 milioni di pazienti». La distribuzione, ha detto ancora Arcuri, prevede «un processo logistico e organizzativo molto complesso» e al momento è esclusa la distribuzione attraverso le farmacie.
Quanto ai destinatari, il commissario ha dato indicazioni più vaghe che in precedenti occasioni: saranno due “i fari” che guideranno le scelte, «il livello di esposizione al contagio di certe categorie, che sono per loro natura più vicine al rischio, e la fragilità degli individui. Esposizione al rischio e fragilità sono i criteri con i quali verranno stabilite le priorità».
Intanto la Sifo candida alla distribuzione le farmacie ospedaliere. «I vaccini in arrivo» osservano in una nota diffusa ieri il presidente della società scientifica, Arturo Cavaliere, e il segretario nazionale, Marcello Pani «presenteranno caratteristiche di trasporto, conservazione e stabilità dopo lo scongelamento molto differenti, con problemi che riguardano la temperatura di conservazione, in alcuni casi sotto i -70°C, e la stabilità dopo lo scongelamento 5-7 giorni a 2-8°C».
Rispetto a tali parametri, «le farmacie ospedaliere presenti in tutto il territorio nazionale sono in grado di gestire in sicurezza le forniture e i vaccini finora utilizzati nella pratica clinica vengono gestiti di routine con temperature differenziate che solo raramente raggiungono -20°C». Sarà quindi necessario riorganizzare da subito gli spazi o individuarne di nuovi e attrezzarli in conformità alle direttive su stoccaggio e conservazione, tenuto conto che «le criticità principali dei vaccini anti-covid sono determinate dai quantitativi sono attese milioni di dosi e appunto dalle temperature molto basse di conservazione».
Le farmacie ospedaliere, prosegue la nota, hanno una lunga esperienza in materia «e tutta la Cold chain è da tempo governata con sicurezza e riferimenti chiari, a partire dai concetti di Good distribution practices, Good pharmacy practice e Good storage practices». Per questo, «Sifo conferma la propria disponibilità immediata a collaborare con le istituzioni e la Cabina di regia che dovrà gestire il processo, attraverso un nuovo modello di logistica integrata con le aziende sanitarie per assicurare su tutto il territorio nazionale la corretta gestione del vaccino».