Erano alcuni documenti sul vaccino anti-covid di Pfizer-BioNTech l’obiettivo dell’attacco informatico subito il 10 gennaio dall’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali. A rivelarlo una nota pubblicato sul proprio sito web dalla stessa BioNTech, secondo la quale gli hacker sarebbero riusciti a penetrare nei sistemi dell’Agenzia e «consultare illegalmente» il materiale. Molto più generica la dichiarazione rilasciata dall’Ema, che si è limitata a parlare di un’aggressione informatica e ha comunicato di avere avviato un’indagine «con le forze dell’ordine e altre agenzie competenti».
«Nessun sistema BioNTech o Pfizer è stato violato e non ci risulta che i partecipanti allo studio siano stati identificati attraverso i dati» ha detto ancora BioNTech «l’Ema inoltre ci ha assicurato che l’attacco non avrà alcun impatto sulla tempistica della sua revisione». L’azienda tedesca, continua la dichiarazione, ha deciso di riferire la notizia dell’hacking per trasparenza e considerato l’interesse per la salute pubblica.
L’Ema, riferisce l’agenzia Cnbc, dovrebbe annunciare a breve un piano di misure per garantire la sicurezza dei vaccini in tutta Europa. Intanto, la settimana prima, anche l’Ibm americana aveva rivelato di essere stata presa di mira da alcuni hacker, dietro ai quali c’era probabilmente uno stato estero. Secondo funzionari della sicurezza Usa, a luglio hacker collegati ai servizi di intelligence russi avevano tentato di carpire informazioni sul vaccino negli Stati Uniti, in Canada e nel Regno Unito. Il Cremlino però ha respinto tutte le accuse.
«Stiamo lavorando con i partner internazionali per comprendere l’impatto di questo incidente all’Ema» è il commento del National cyber security center inglese (Ncsc) «attualmente però non ci sono prove che i sistemi dell’Agenzia siano stati contaminati».