L’Italia è lunga e stretta anche nell’attività fisica: nel Centronord il 42% della popolazione adulta pratica sport regolarmente e il 26,8% saltuariamente; nel Mezzogiorno le percentuali si invertono ed è la maggioranza a praticare sport saltuariamente (33,2%). Il divario si riflette sulla percentuale di sedentari, in particolare i minori: 15% nel Centronord e 22% nel Centrosud. E nel Mezzogiorno diminuiscono le aspettative di vita, che rimangono di tre anni inferiori rispetto ai centro-settentrionali.
La fotografia arriva alla ricerca “Il costo sociale e sanitario della sedentarietà”, realizzata da Svimez e da Uisp con l’obiettivo di indagare sulla pratica sportiva degli italiani e gli effetti sugli stili di vita. E la rpima evidenza, come già anticipato, riguarda le differenze regionali: quasi la metà dei meridionali non pratica alcuno sport (contro il 30% nel Centronord) e solo il 20% fa sport in modo continuativo. Le conseguenze di questo stato di cose sono evidenti: il 12,08% degli adulti meridionali è obeso rispetto a circa il 10% del Centronord e quasi un minore su 3 nella fascia tra i 6 e i 17 anni è in sovrappeso nel meridione, rispetto ad un ragazzo su cinque nel Centronord.
Gli effetti sono evidenti: rispetto alla media nazionale, chi pratica regolarmente attività sportiva vede ridotta la propria spesa sanitaria di 97 euro mentre i soggetti che non praticano attività sportiva vedono crescere la loro spesa sanitaria di 52 euro. Anche le abitudini e gli stili di vita sono importanti per spiegare la spesa sanitaria delle famiglie: un fumatore spende 87 euro in più l’anno.
«La ricerca dimostra una correlazione tra stili di vita attivi e una pratica fisica e sportiva continuativa» commenta Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp «con la possibilità di contenere i costi sanitari e guadagnare in benessere. L’obiettivo della ricerca è quello di fornire indicazioni ai decisori pubblici e ai policy maker per nuove politiche in materia di salute».
Anche il ministro della Salute Roberto Speranza ha evidenziato come appare prioritario avviare una collaborazione tra istituzioni e associazioni per contrastare la sedentarietà e le abitudini scorrette: «Occorre creare su tutto il territorio nazionale le condizioni» scrive in una lettera inviata in occasione della presentazione della ricerca «per diffondere la cultura della vita attiva».