Entrerà nel vivo con l’inizio del nuovo anno il processo di devolution che consentirà a veneto, Emilia-Romagna e Lombardia di accedere alle autonomie differenziate previste dall’articolo 116 della Costituzione. Lo ha annunciato ieri il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in una conferenza stampa congiunta con il ministro degli Affari regionali, Erika Stefani, e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini». La tabella di marcia, in ogni caso, è fissata: l’intesa finale tra Governo e rappresentanti delle tre Regioni verrà firmata il 15 febbraio, quindi verrà approntato un disegno di legge da trasmettere al Parlamento. Il quale, a sua volta, far dovrà approvarlo a maggioranza assoluta. «Sull’autonomia c’è il pieno consenso di tutta la maggioranza perché è tra i punti del contratto di Governo» ha concluso Conte «rispetteremo il principio di sussidiarietà ed eviteremo il rischio che dall’autonomia alcune Regioni escano arricchite e altre impoverite».
Come si ricorderà, le tre Regioni avevano già sottoscritto nel marzo scorso altrettante “pre-intese” con il Governo precedente, che mettevano già nero su bianco le tematiche per le quali veniva rivendicata maggiore autonomia. Tra queste, diverse inerenti alla Sanità: governance delle aziende sanitarie, edilizia, ticket, gestione del personale (con rimozione dei vincoli di spesa) e, soprattutto, spesa farmaceutica. Da tutti e tre i pre-accordi, in particolare, faceva capolino la richiesta di rimuovere gli ostacoli finora incontrati dalle Regioni «nell’adottare decisioni basate sull’equivalenza terapeutica tra medicinali con principi attivi differenti». L’Emilia-Romagna, inoltre, rivendicava la libertà di «definire qualitativamente e quantitativamente le forme della distribuzione diretta dei farmaci destinati alla cura di pazienti che richiedono un controllo ricorrente, anche tramite il coinvolgimento delle farmacie di comunità». Seguiva quindi la richiesta di «assicurare la distribuzione diretta da parte delle Aziende sanitarie dei medicinali necessari al trattamento dei pazienti in assistenza residenziale, semiresidenziale e domiciliare» e infine «disporre che la struttura pubblica fornisca direttamente i farmaci, sulla base di direttive regionali, per il periodo immediatamente successivo alla dimissione dal ricovero ospedaliero o alla visita specialistica ambulatoriale».