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Autonomie, da Grillo no alle richieste di Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia

3 Gennaio 2019

La richiesta di maggiori autonomie, Sanità compresa, da parte di Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia non piace al ministro della Salute, Giulia Grillo, che boccia le pre-intese già sottoscritte dalle tre Regioni con il Governo precedente e mette in dubbio le tappe a venire del processo di devoluzione, messe nero su bianco dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella conferenza stampa di fine anno. Il pensiero del Ministro traspare con chiarezza dall’intervista rilasciata nei giorni scorsi al quotidiano Il Mattino e dalla lettera inviata prima di Natale alla collega Erika Stefani, titolare del dicastero per gli Affari Regionali: la Costituzione, scrive il Ministro, non consente di riconoscere spazi aggiuntivi di autonomia, quindi gli accordi che il Governo e le tre Regioni stanno negoziando (firma entro il 15 febbraio, aveva promesso Conte) è illegittimo. E per di più, non tiene conto del mutato quadro politico: «Le richieste di autonomia» ricorda Grillo nell’intervista al Mattino «muovono tutte da un presupposto e cioè l’incapacità che c’è stata nel passato, a livello centrale, di dare delle risposte concrete ai problemi posti dai singoli territori. Ora le cose stanno cambiando e al Ministero siamo al lavoro per adeguare la normativa alle esigenze del sistema».

Nella lettera alla collega Stefani, poi, Grillo ricorda che in materia di Sanità le Regioni godono già di ampie autonomie, nella gestione del personale sanitario così come nei livelli di assistenza aggiuntivi (extra Lea) e nella governance del farmaco. In altri termini, non c’è bisogno di devolvere alle amministrazioni regionali ulteriori competenze, soprattutto nella gestione delle risorse raccolte con la fiscalità locale. «Nel caso specifico della sanità» dice ancora Grillo «le proposte di autonomia riflettono in particolare una richiesta di maggiore libertà nella gestione della spesa, vedi ad esempio l’organizzazione complessa del sistema socio-sanitario o la spesa per il personale. Ma la giurisprudenza della Consulta è chiara: i limiti di spesa possono essere superati purché compensati con altri risparmi di spesa».

Più che sulle autonomie differenziate, è la conclusione del Ministro, occorre che Governo e Regioni lavorino sul nuovo Patto per la salute, “con il quale «sbloccheremo non solo le risorse ma anche le idee. La sanità degli egoismi non fa bene a nessuno, la salute è innanzitutto un diritto, non un semplice business, anche se genera profitto e sviluppo».