Crescono, nel Servizio sanitario, le diseguagianze tra regioni su tempi di attesa, gestione delle cronicità, accesso ai farmaci innovativi, coperture vaccinali e screening oncologici. E se nel Sud i tassi di adesione alle campagne pubbliche di prevenzione arrancano, al Nord la nota dolente è rappresentata dalle liste di attesa: per un intervento di protesi d’anca si attende di più in Veneto che in Calabria, per una coronarografia più in Piemonte che in Abruzzo. E’ la fotografia scattata dal VI rapporto dell’Osservatorio civico sul federalismo in sanità, presentato ieri da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato con il contributo non condizionato di Bristol-Myers Squibb, Janssen e Sanofi.
Il livello di allarme è alto. «Si stanno liquidando di fatto i principi di solidarietà, equità e unitarietà del nostro Servizio sanitario nazionale» commenta Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato «e le richieste di autonomia differenziata attualmente in discussione (avanzate da Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Toscana, per citare le prime) finiranno per differenziare ancora di più i diritti dei pazienti».
Il processo di federalismo allargato insito nello strumento dell’autonomia differenziata, prosegue Aceti, «comprometterà fortemente le funzioni del livello centrale di indirizzo, coordinamento e controllo delle politiche sanitarie e dell’erogazione dei servizi». Urge quindi «l’immediata costituzione da parte del ministero della Salute di un tavolo di confronto che valuti le richieste delle singole Regioni, prima che il Consiglio dei Ministri le approvi». Un tavolo, ha detto ancora Aceti, «aperto alle associazioni dei pazienti e alle organizzazioni rappresentative dei professionisti della salute, affinché venga misurata la sostenibilità delle proposte autonomiste dalla prospettiva dei cittadini».
Le differenze del Ssn federalista investono pesantemente il farmaco: si consumano più equivalenti nella Provincia autonoma di Trento, in Lombardia e nella Provincia aAutonoma di Bolzano (39,7%, 37,2% e 32,9% sul totale rispettivamente), al contrario la Calabria (15,8%), la Basilicata (16,6% ) e la Campania (17%) mostrano le percentuali di spesa più ridotte nel 2017. La spesa e i consumi più elevati per i farmaci innovativi si registrano in Lombardia (285,8 milioni di euro), Campania (201,8 milioni di euro) e Lazio (141,3 milioni di euro), spendono di meno Molise (6,8 milioni di euro), Basilicata (15 milioni) e Umbria (23,4 milioni). Aggregando i dati, il Nord d’Italia risulta l’area che spende di più (937 milioni di euro), Centro (448 milioni di euro), Sud (841 milioni di euro).
Anche per questo, la proposta di Cittadinanzattiva per un tavolo sulle autonomie differenziate ha raccolto l’apertura del ministro della Salute, Giulia Grillo. «Sulle autonomie regionali dobbiamo capire quali saranno le implicazioni a breve e lungo termine» ha detto intervenendo alla presentazione dei dati di Cittadinanzattiva «nel momento in cui riguardano la sanità, è necessario un momento di confronto anche con cittadini e professionisti, perché, parliamo di un tema delicato». Soddisfazione per l’apertura dal presidente di Federfarma, Marco Cossolo, anch’egli presente all’incontro: “E’ molto positivo che il ministro Grillo veda con favore il confronto tra rappresentanti della società civile, delle società scientifiche e degli operatori della salute sui nodi della sanità nell’ambito della cosiddetta autonomia differenziata».