Clima sempre più caldo in vista dell’incontro in cui Governo da una parte e Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna dall’altra dovrebbero mettere nero su bianco l’intesa sulle cosiddette autonomie differenziate, le competenze aggiuntive concesse dall’articolo 116 della Costituzione. Le richieste presentate dalle tre Regioni capofila prevedono estese attribuzioni in materia di sanità (assistenza farmaceutica compresa), scuola, trasporti e altro ancora, ma nel Governo non tutti sono favorevoli alla devolution. «Ci sono resistenze forti in alcuni ministeri, inutile girarci attorno» ha detto il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, intervenendo al convegno sulle autonomie organizzato ieri a Bologna «io mi auguro che nei prossimi giorni il Governo possa scioglierle. Con alcuni ministri è stato impossibile il confronto e non si sono neanche presentati agli incontri. Abbiamo registrato una resistenza trasversale (che coinvolge anche il ministro della Sanità, Giulia Grillo, ndr) ma per me il referente è il Governo, non la Lega o i Cinque Stelle».
Si mostra ottimista il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, che ieri ha detto di credere in una «intesa soddisfacente» e puntuale, cioè entro la scadenza del 15 febbraio promessa all’inizio dell’anno dal premier Conte. «Credo che la data sarà rispettata» ha spiegato alla stampa durante la sua visita al Bit di Milano «si è imboccata una strada virtuosa: dopo il 15 credo che ci sarà l’approvazione in consiglio dei Ministri e poi la firma delle intese tra i singoli presidenti delle Regioni e il Governo».
«C’è qualche ministero che serba ritrosie ma lo convinceremo» ha osservato ieri il governatore del Veneto, Luca Zaia, anch’egli di passaggio a Milano «se è vero che adesso le cose al Sud vanno male, è altrettanto vero che non è colpa dell’autonomia, perché non ce l’abbiamo ancora. La verità è che al Sud autonomia vuol dire responsabilità, noi porteremo sotto i riflettori il popolo che vuole crescere e non magari qualche componente di classe dirigente che fino a oggi ha sfruttato questa situazione».
Di certo, avvertono i tre presidenti, se il governo si impunterà su un’intesa che le tre Regioni considerano insoddisfacente, non ci sarà nessuna firma. «I presupposti per chiudere ci sono tutti» ha ricordato Zaia «ma ci sono alcuni punti sui quali registriamo la resistenza di alcune burocrazie». «Di un’autonomia dimezzata, annacquata, non ce ne faremmo nulla» ha aggiunto da Bologna Bonaccini «deve essere l’autonomia differenziata che noi abbiamo chiesto, discusso e sulla quale ci siamo confrontati in questo anno di lavoro. Con Lombardia e Veneto abbiamo lavorato bene, indipendentemente dalle differenze».
E il Governo? In visita ieri a Potenza, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha che la linea è quella di « rinforzare l’autonomia di alcune regioni in modo ragionevole e razionale, per preservare la coesione nazionale». Al Sud, ha precisato, «non sottrarremo nulla: riconosceremo specifiche competenze ad alcune Regioni del Nord che sono in condizione di poter rivendicare queste specifiche attribuzioni. Ma non pregiudichiamo il quadro complessivo dello Stato e riequilibreremo con meccanismi di solidarietà l’eventuale pregiudizio per altre regioni».