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Speranza: no ad autonomie regionali sull’equivalenza terapeutica

16 Novembre 2019

Le autonomie differenziate possono diventare un punto di forza del sistema-paese, a patto però che si riesca a individuare il giusto punto di equilibrio. Perché basta sbagliare di poco la ponderazione delle misure e quindi passare da un’autonomia che produce benessere a un’autonomia che invece allarga le disuguaglianze. Lo ha detto il ministro della Salute, Roberto Speranza, davanti alla Commissione per le questioni regionali, impegnata in un ciclo di audizioni nell’ambito dell’indagine conoscitiva sul processo di attuazione del regionalismo differenziato.

Per il Ministro, in particolare, è sulla farmaceutica che «ulteriori ampliamenti della sfera di autonomia regionale risulterebbero molto problematici». Il complesso delle disposizioni legislative i materia, ha ricordato, «affida all’Aifa competenze che sono state ripetutamente e univocamente qualificate come esclusive dell’autorità statale sia dalla giurisprudenza costituzionale sia da quella amministrativa».

Sul principio dell’equivalenza terapeutica per gare di acquisto regionali che mettano in concorrenza tra loro molecole differenti, ha osservato in particolare Speranza, «la previsione di un potere sostitutivo delle Regioni non appare conforme al principio di sussidiarietà verticale di cui all’articolo 118, comma 1, della Costituzione, oltreché all’articolo 120, che, come noto, contempla il potere sostitutivo dello Stato nei confronti delle Regioni e non viceversa».

Stesso discorso sulla «possibilità di affidare a una singola Regione, in totale autonomia, la determinazione dell’intero sistema di rimborso e remunerazione della spesa sanitaria»: non tutte le Regioni, ha ricordato il Ministro, «sono in grado di rispondere allo stesso modo ai bisogni dei propri territori. Proprio i dati economici mostrano una differenza nei costi regionali dei singoli livelli di assistenza, che rischia di pregiudicare il diritto alle cure e di minare l’equità del sistema».