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Autonomie differenziate, tre sindacati medici contro bozza Calderoli

22 Novembre 2022

La bozza Calderoli per l’autonomia differenziata «non rende un buon servigio alla sanità pubblica» e rivela «contenuti francamente preoccupanti, a cominciare dall’emarginazione del ruolo del Parlamento». È quanto scrivono tre sindacati medici (Anaao Assomed e Cimo-Fesmed, le due sigle più rappresentative del comparto ospedaliero, e Aaroi-Emac, l’associazione degli anestesisti) in un comunicato congiunto che rappresenta la prima risposta dei lavoratori della sanità al ddl del ministro per gli Affari regionali.

Come anticipato nei giorni scorsi, il testo si ripromette di allargare vistosamente il novero delle materie per le quali i governi regionali possono chiedere il trasferimento integrale delle competenze, tra le quali la Tutela della salute (che al momento è rigorosamente riservata allo stato centrale).

«La regionalizzazione dei servizi sanitari introdotta con la riforma del Titolo V» è la considerazione dei tre sindacati «ha già aperto le porte del servizio sanitario nazionale, pubblico e universale, a una parcellizzazione selvaggia che ha dimostrato tutti i suoi limiti creando la “salute diseguale”, per cui, secondo l’Istat, al Sud si vive un anno e sette mesi in meno che al Nord e la mobilità sanitaria riguarda l’11,4% dei ricoverati residenti nel Meridione a fronte del 5,6% dei residenti nel Nord-Italia».

Invece di colmare queste diseguaglianze e imparare la lezione del covid, continuano le tre sigle, «il nuovo Governo resuscita l’autonomia differenziata barattando uno dei pochi elementi di coesione sociale, nel silenzio acquiescente delle opposizioni. Il federalismo in sanità è fallito, specie dopo le prove date nella pandemia dalla quale siamo usciti meglio di altri quando si è imposta una strategia unitaria».

La bozza in cantiere, invece, rischia di accentuare «le divaricazioni tra le Regioni più ricche e quelle più povere, frammentando il diritto alla salute in 21 declinazioni diverse». Sarà «l’ennesimo colpo di piccone, forse definitivo, a quello che resta di nazionale del Servizio sanitario pubblico, in assenza, tra l’altro, di evidenze che confermino un aumento del grado di efficienza dei servizi erogati a fronte di ulteriori gradi di autonomia nelle disponibilità e nella gestione delle risorse, come rilevato dalla stessa Corte dei Conti».

Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Aaroi-Emac, dunque, «ribadiscono la loro netta contrarietà e fanno appello al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al Parlamento affinché alle parole di gratitudine espresse nei confronti degli operatori sanitari seguano fatti concreti a difesa del loro lavoro e di una sanità pubblica uguale per tutti i cittadini».