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Autonomie al rush finale tra polemiche e possibili alt alle convenzioni

5 Febbraio 2019

Sull’autonomismo differenziato e sulle ricadute che il Ssn dovrà sopportare è improvvisamente polemica tra le Regioni. Ad accendere la miccia la Calabria, dove il consiglio regionale ha approvato una risoluzione in cui chiede al governo di interrompere il percorso della devolution per poter prima definire «standard minimi» di decentramento uguali per tutti. «I referendum di Veneto e Lombardia hanno inserito quesiti che vanno ben al di là dei contenuti previsti dall’articolo 116 della Costituzione» ha commentato al termine della seduta il governatore della Calabria, Mario Oliverio «mentre l’Europa cerca di affermare standard di qualità per affermare livelli essenziali anche nelle aree a ritardato sviluppo, in Italia si propone il meccanismo opposto, cioè spingere una parte del Paese a subire una nuova marginalità. Il Sud deve farsi sentire». «Il dato certo è che per dare attuazione all’articolo 116 nei termini in cui vorrebbero Lombardia e Veneto» ha rincarato Maria Teresa Fragomeni, assessore al Bilancio «si metterebbe definitivamente in crisi tutto l’impianto unitario voluto dalla nostra Costituzione. Comincerebbe quella che è stata definita la “secessione dei ricchi”».

Tra i primi a rispondere alla risoluzione calabrese il presidente e il vicepresidente della Liguria, Giovanni Toti e Sonia Viale (che regge anche la delega alla Salute): «Abbiamo modelli di sanità diversi, modelli di economia diversi» ha detto Toti «morfologicamente l’Italia è molto diversa, quindi più autonomia vuol dire riportare la politica vicina ai cittadini. E senza abbandonare i criteri dell’unità nazionale e della solidarietà tra Regione sia un modo più efficiente di erogare i servizi». «Dopo il raggiungimento delle pre-intese» ha aggiunto Viale «questo governo ha impresso una forte accelerazione al processo e anche la Liguria è pronta: vogliamo essere protagonisti di un percorso che comporta un’assunzione di responsabilità vera della politica nei confronti dei cittadini».

La seconda devolution, intanto, si appresta a entrare nelle battute decisive ed entro metà mese Governo da una parte e Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna dall’altro (ossia il primo scaglione di Regioni che aveva avviato le procedure per l’autonomismo differenziato) dovrebbero firmare l’intesa finale sulle competenze aggiuntive da delegare ai territori, Sanità compresa. Servirà poi un passaggio legislativo (un decreto, probabilmente) ma con l’accordo del 15 febbraio si aprono scenari che nessuno è in grado di prevedere. Ed è per questo, come ha riferito la vicepresidente Viale, che la Conferenza delle Regioni ha già chiesto al Governo di inserire nel Patto per la salute che tra breve si comincerà a negoziare una clausola di salvaguardia delle nuove autonomie.

Anche sulle convenzioni potrebbero esserci ricadute: secondo alcune fonti, sarebbe stato chiesto alla Sisac di non riprendere le trattative fino a quando i contorni della devolution non saranno stati tracciati indelebilmente. Sembrerebbero smentire le voci che arrivano dai medici di famiglia, dove si dà per vicina l’apertura del tavolo per il rinnovo della parte economica del contratto 2016-2018. Ma è anche vero che con i generalisti si parlerà di pregresso, con le farmacie invece il contratto riguarderà gli anni a venire. E la Sanità nell’era della devolution differenziata.