Prezzi più alti per i farmaci di marca e generici in cambio di un’Europa più competitiva e attrattiva per l’industria farmaceutica. È la richiesta che arriva dai vertici di due dei maggiori gruppi del settore, Novartis e Sanofi, che in una lettera al Financial Times invitano i Paesi Ue a seguire l’esempio degli Usa. Gli autori sono Vas Narasimhan (ceo di Novartis) e Paul Hudson (ceo di Sanofi) e la loro tesi è semplice: se l’Unione europea vuole restare competitiva, deve smettere di comprimere artificialmente i prezzi dei farmaci e riconoscere un maggiore valore all’innovazione. In concreto, chiedono a Bruxelles di fissare un obiettivo di spesa per farmaci e vaccini, con un benchmark per i prezzi che si avvicini a quello americano. Eventuali correttivi, dicono, potranno essere introdotti per i Paesi a più bassa capacità di spesa, ma il principio guida deve restare il «giusto riconoscimento del valore dell’innovazione».
Il confronto con gli Stati Uniti è al centro del messaggio: secondo stime ufficiali del governo Usa, i prezzi americani – sia per i farmaci branded sia per i generici – sono in media quasi tre volte superiori a quelli dei Paesi sviluppati. Ma è proprio questa redditività a sostenere il motore della ricerca: non a caso, ricordano i due amministratori delegati, il 30% dei farmaci approvati dalla Fda (Food and Drug Administration) non è ancora disponibile in Europa nemmeno due anni dopo.
Sullo sfondo, inoltre, il rischio di una progressiva fuga degli investimenti industriali verso gli Stati Uniti, dove molte aziende – Roche, Novartis, Johnson & Johnson, Eli Lilly – hanno già annunciato piani multimiliardari per espandere produzione e ricerca anche in seguito alla minaccia dell’amministrazione Trump di colpire con nuovi dazi anche la farmaceutica (per ora esclusa).
E mentre la Cina conquista posizioni grazie a politiche aggressive di attrazione degli investimenti biotech, l’Europa – ammoniscono Narasimhan e Hudson – rischia un declino inevitabile se non cambia rotta rapidamente. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha avviato un dialogo con le industrie del settore, ma per ora non si intravedono segnali concreti.