Com’era facile prevedere, arriva il plauso delle Regioni al Position paper dell’Aifa che lunedì ha dato luce verde alla piena “intercambiabilità” tra biologici e biosimilari, non solo nei pazienti naive (cioè in trattamento all’avvio) ma anche nei malati che hanno già iniziato a curarsi con l’originator. Il documento dell’Agenzia, è il commento del coordinatore della Commissione salute della Conferenza delle Regioni, Antonio Saitta, «costituisce un primo importante passo per coniugare, seguendo un rigoroso metodo scientifico, il fabbisogno di salute dei cittadini e la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale».
Il Position parer, riassume l’assessore alla Salute del Piemonte, «giunge alla conclusione che, sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, il rapporto rischio-beneficio dei farmaci biosimilari è lo stesso dei rispettivi farmaci originatori e dunque definisce intercambiabili i farmaci originatori ed i rispettivi farmaci biosimilari, fatta salva la libertà prescrittiva del medico. Si tratta» conclude Saitta «di un riconoscimento fondamentale, che permetterà di liberare risorse da reinvestire nelle terapie farmacologiche innovative e di aumentare il numero dei pazienti curati dalla nostra sanità».
L’entusiasmo per la presa di posizione dell’Aifa si spiega ovviamente con i risparmi che le Regioni ricavano dalle gare di acquisto, in cui originator e biosimilari vengono messi in competizione tra loro per strappare il prezzo migliore. Un’estensione dell’intercambiabilità, infatti, non soltanto accresce le economie ma allarga anche il mercato dei potenziali consumatori, cosa che a sua volta invoglia le aziende a concedere sconti più forti per assicurarsi le forniture. Non solo: la velocità con cui le Regioni hanno fatto i complimenti all’Aifa fa sospettare che il Position paper possa avere anche qualche peso nei contenzioni con cui spesso i produttori di originator contestano le gare regionali che mettono i loro prodotti in concorrenza con i biosimilari. Ma gli esperti mostrano qualche dubbio: «Un documento come quello dell’Aifa non fa giurisprudenza» osserva Fabrizio Gianfrate, docente di farmacoeconomia «dunque è difficile che un Tar lo possa prendere in considerazione. Ma siamo in Italia, quindi mai dire mai».