Rivedere la Nota Aifa 99 per consentire ai medici di famiglia di prescrivere la triplice terapia per la bpco senza obbligo di piano terapeutico specialistico. È la richiesta (che vede i farmacisti tra gli spettatori interessati) lanciata la settimana scorsa dalla Simg in concomitanza con il suo 41° Congresso nazionale, organizzato a Firenze dal 28 al 30 novembre.
La bpco colpisce il 2,58% della popolazione italiana, con punte del 20% negli over 70, e causa tra i 200mila e i 300mila decessi all’anno. Una patologia cronica che richiede interventi tempestivi e personalizzati per prevenire riacutizzazioni spesso letali. Tuttavia, l’attuale normativa limita il ruolo del medico di medicina generale affidando agli specialisti la gestione della triplice terapia in un unico dispositivo inalatore.
Secondo i dati del ministero della Salute, la mortalità a 30 giorni per riacutizzazioni di bpco è in crescita, contrariamente ai trend per infarto miocardico e ictus ischemico. «Una riacutizzazione severa lascia solo il 50% dei pazienti in vita a tre anni e mezzo di distanza» sottolineano gli esperti della Simg. La tempestività dell’intervento è dunque essenziale, e il medico di famiglia, primo riferimento per i pazienti, è figura chiave nel monitoraggio, nella diagnosi e nella gestione delle terapie.
«L’attuale impostazione della Nota 99 è un ostacolo alla gestione efficace della malattia» denuncia Andrea Alunni, macroarea Simg Cronicità. Pubblicata nel 2021 e aggiornata a febbraio 2022, la Nota si basa su indicazioni ora superate: le linee guida Gold 2024, infatti, evidenziano i benefici della triplice terapia in singolo device per molti pazienti: una riduzione della mortalità, una semplificazione del regime terapeutico che migliora l’aderenza e un risparmio economico.
Francesco Freddo, macroarea Simg dei disturbi non differibili, evidenzia il paradosso dell’attuale regolamentazione: «La Nota 99 permette l’uso combinato di più dispositivi (Laba/Ics e Lama), ma non consente la prescrizione della triplice terapia in un unico device, che invece semplificherebbe la gestione per pazienti e sanitari».
Oltre alla complessità gestionale, la prescrizione specialistica comporta ritardi significativi. Le lunghe liste d’attesa per ottenere o rinnovare il piano terapeutico si traducono in un avvio tardivo delle terapie ottimali, aumentando i rischi clinici e i costi per il Servizio Sanitario Nazionale.
La Simg si schiera dunque compatta: «La revisione della Nota 99 è essenziale per garantire cure più rapide ed efficaci», afferma il presidente della società scientifica, Alessandro Rossi. L’abolizione del piano terapeutico per la triplice terapia consentirebbe di migliorare l’efficienza del sistema sanitario, riducendo al contempo i costi e semplificando la vita dei pazienti.