«Il forte calo delle ricette mediche di aprile e maggio? Semplice, è calata la domanda: la paura di uscire di casa, i contatti più difficili con il proprio medico, la dematerializzazione che ha creato problemi soprattutto ai più anziani. Molti pazienti hanno semplicemente rinunciato a chiedere la ricetta, e dunque si sono sostanzialmente ridotti i consumi di farmaci». La valutazione è di Marco Cambielli, medico di famiglia, presidente dell’Ordine dei medici di Varese e coordinatore del comitato scientifico di Snamid, società scientifica della medicina di famiglia “apparentata” con il sindacato Snami. E’ a lui che FPress ha chiesto un’analisi della cospicua contrazione mostrata negli ultimi due mesi dalle ricette mediche, fenomeno che le farmacie hanno vissuto con forte preoccupazione.
Presidente, i dati provenienti da alcune regioni, per esempio l’Emilia Romagna, parlano di cali delle prescrizioni anche del 20% o più. Che cosa è successo?
E’ successo che per evitare il diffondersi del virus i medici di famiglia hanno dovuto adottare nuove modalità di lavoro: visite in studio largamente ridotte e soltanto su appuntamento, consulti via telefono o altro, ricette trasmesse a distanza. La comunicazione, soprattutto all’inizio, si è fatta più difficile e dunque è calata la richiesta di ricette e il consumo di farmaci. Con effetti tutt’altro che piacevoli, perché tra i cronici si sono verificati parecchi aggravamenti».
Come rimediare?
Innanzitutto occorre migliorare la comunicazione medico-paziente, cosa che si è già iniziata a fare dopo le prime settimane. Poi serve una riorganizzazione dell’assistenza sul territorio, nell’ambito della quale potrebbe essere positiva l’introduzione dell’infermiere di famiglia. Servono figure che siano davvero di supporto ai pazienti più fragili. Il fatto è che nel lockdown chi ha sofferto di più sono stati gli anziani soli, che non avevano nessuno al quale chiedere aiuto.
Quella dell’infermiere di famiglia è una figura che fa discutere…
Sarà decisivo capire dove verrà collocato. In Lombardia, per esempio: andrà alle dipendenze delle Asst, ossia le aziende ospedaliere, oppure delle Ats, le Aziende territoriali? Non è una questione di poco conto.
Senza giri di parole: non è che se le ricette sono calate in modo così importante è anche perché i medici, a distanza, hanno rifiutato ai loro pazienti più ipocondriaci prescrizioni che invece, in studio, non avrebbero avuto la forza di negare?
Non lo so, questo è un discorso che riguarda interamente il rapporto tra singolo medico e paziente, quindi servirebbe una valutazione caso per caso. Quanto agli ipocondriaci, poi, non ha idea di quanti lo siano diventati con la pandemia.