Via libera alla cannabis a tavola con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che fissa i limiti massimi di tetraidrocannabinolo negli alimenti. Lo rende noto la Coldiretti, che in una nota elenca i valori massimi di Thc fissati dal provvedimento: per i semi di cannabis sativa, la farina ottenuta da semi e gli integratori contenenti alimenti derivati è di 2 milligrammi per chilo, per l’olio ottenuto da semi è di 5 milligrammi per chilo.
L’attesa pubblicazione in Gazzetta fa chiarezza in un settore che negli ultimi anni ha visto un vero e proprio boom, dai biscotti e dai taralli al pane, dalla farina di all’olio. Ma c’è anche chi la usa per produrre ricotta, tofu e una gustosa bevanda vegana, oltre che la birra. Dalla cannabis si ricavano inoltre oli usati per la cosmetica, resine e tessuti naturali ottimi sia per l’abbigliamento sia per l’arredamento, grazie alla grande resistenza di questo tipo di fibra.
Per la coltivazione e vendita di piante, fiori e semi a basso contenuto di principio psicotropo si stima un giro d’affari potenziale stimato in oltre 40 milioni di euro, con un rilevante impatto occupazionale per effetto del coinvolgimento di centinaia di aziende agricole. Si tratta in realtà – rileva Coldiretti – di un ritorno per una coltivazione che fino agli anni ‘40 era più che familiare in Italia, tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore di canapa al mondo (dietro soltanto all’Unione Sovietica).