«Le Case della comunità non possono sostituire la presenza capillare del medico di famiglia sul territorio». Lo ha detto il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, nel suo intervento al 78° Congresso nazionale della Fimmg, in corso a Villasimius (provincia di Cagliari) sino a dopodomani. «Siamo in una fase straordinaria, abbiamo tante risorse da investire in sanità» ha detto ancora Costa «per lavorare a una sanità migliore c’è bisogno di consolidare la presenza sul territorio dei medici di base. Sono convinto che il medico di medicina generale debba essere l’avamposto per la medicina del futuro».
Dal sottosegretario è anche arrivato un no alle proposte delle Regioni che ipotizzano il passaggio dei mmg alla dipendenza oppure alla sanità accreditata: «Non bisogna farsi suggestionare da modelli che non rispondono alle esigenze del nostro Paese» ha avvertito «mi auguro che si arrivi a capire che la presenza sul territorio rappresenta l’ossatura della medicina del futuro». Per ribadire il concetto, Costa ha chioamato in causa la propria esperienza personale: «Io arrivo dall’entroterra e posso testimoniare che la presenza di un medico di medicina generale, di uno studio aperto, fa sì che quel territorio non muoia, e così il tessuto sociale. Io credo che i medici di base svolgano anche una funzione sociale».
Da Villasimius è anche la Fimmg a esprimere un no deciso a dipendenza e Case di comunità. In un’intervista a Quotidiano Sanità, il segretario nazionale della Federazione, Silvestro Scotti, ribadisce i punti fermi del sindacato: «Penso che il documento delle Regioni (sul passaggio alla dipednenza dei mmg, ndr) faccia capire chiaramente che non si conoscano i modelli contrattuali ed emerga solo una voglia di dirigismo che non collima con le necessità dei cittadini». E sulla stasi in cui versa il confronto per il rinnovo della Convenzione, Scotti è duro: «Le Regioni non si vogliono confrontare. Ci viene risposto che si deve chiudere la convenzione 2016-2018 ma è assurdo tralasciare il fatto che c’è stata la pandemia e si deve discutere del futuro. Del resto in quest’ultimo anno abbiamo fatto accordi su tamponi e vaccini».
Quanto alle Case della comunità, «non ci può essere un’integrazione della medicina generale convenzionata con queste nuove strutture». La controproposta della Fimmg è quella di tessere una rete «di micro team composti da 4-5 mmg, con infermieri e personale di studio, che potranno diventare gli spoke delle Case della Comunità e in raccordo con esse. In questo modo sarà il medico di fiducia ad accompagnare i cittadini verso i servizi offerti da queste strutture».