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Cittadinanzattiva, generici: compartecipazione ancora troppo alta al Sud

23 Maggio 2024

Curarsi con i farmaci generici è un’abitudine che nel nostro Paese fa ancora fatica ad attecchire, perché quasi un italiano su tre nutre ancora dubbi sulla piena equivalenza tra off patent e branded. E così, la spesa per compartecipazioni sul prezzo di rimborso rimane ancora elevata, soprattutto al Sud. È quanto rivela l’indagine realizzata tra aprile e maggio da Swg per Cittadinanzattiva e presentata ieri al ministero della Salute nell’ambito della campagna Ioequivalgo: un intervistato su cinque dichiara che il medico prescrive soltanto farmaci “originator”, il 19% afferma di prediligere il farmaco branded e soltanto il 47% dichiara di essere aperto all’opzione equivalente.

E così, come emerge dall’ultimo report del Centro studi di Egualia, nel 2023 gli italiani hanno versato di tasca propria 1.029 milioni di euro per coprire la differenza tra quota di rimborso e prezzo di acquisto del farmaco di marca, una spesa – e questo è il principale paradosso – che si concentra nelle regioni dove la capacità di spesa è più ristretta: al Nord, infatti, gli equivalenti rappresentano il 39,8% delle confezioni vendute, nelle regioni del Centro sono il 29% e al Sud il 23,7%. L’incidenza maggiore è nella provincia di Trento (44,7%), in Friuli Venezia Giulia (41,9%) e in Piemonte (40%). In coda Sicilia (22,7%), Campania (21,9%), Calabria (21,7%).

«A questo punto è necessaria una grande campagna di informazione e comunicazione istituzionale, rivolta alla cittadinanza e agli operatori sanitari, tra i quali i farmacisti» ha dichiarato Valeria Fava, responsabile coordinamento politiche della salute di Cittadinanzattiva «vanno superate le resistenze di tipo culturale ma anche gli ostacoli pratici nella domanda e nell’offerta di questi farmaci».

Al momento dell’acquisto, dice ancora l’indagine Swg, quasi due italiani su tre (64%) si affidano alle indicazioni del medico, soprattutto tra gli over 64 e i residenti nel Nord-Est, ma c’è una certa fiducia anche nelle indicazioni del farmacista (23%), soprattutto tra i giovani.

Quanto alle abitudini prescrittive dei medici: il 20% del campione dice che il medico in ricetta indica solo il farmaco di marca; il 36% che indica il principio attivo e il farmaco di marca; solo il 31% riferisce che il medico indica solo il principio attivo lasciando al paziente la scelta tra equivalente e brand. Il 47% del campione si dice comunque orientato ad acquistare un farmaco equivalente, il 34% il farmaco consigliato dal medico o dal farmacista e il 19% il farmaco di marca.

«Valuteremo l’avvio di una campagna di comunicazione sull’utilizzo dei farmaci equivalenti» ha dichiarato il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato «i cittadini risparmierebbero 1,1 miliardi di euro che oggi invece spendono di tasca propria per l’acquisto di farmaci branded e il Ssn risparmierebbe circa 6 miliardi l’anno». Gemmato ha inoltre ricordato che i farmacisti hanno l’obbligo per legge di proporre ai cittadini il farmaco equivalente quando possibile. A questo proposito, il presidente di Federfarma, Marco Cossolo, ha annunciato una nuova circolare ai farmacisti per ricordare l’obbligo di proporre gli equivalenti ma anche per sottolineare l’importanza della corretta comunicazione ai cittadini in merito all’efficacia e caratteristiche di tali medicinali.