Per quanto mostri tassi di crescita positivi nelle regioni meridionali – la Calabria passa dal 15,8% al 19,8%, la Basilicata dal 16,6% al 20,1%, la Campania dal 17% al 21,3% – il consumo di generici rimane uno degli elementi di maggiore disparità tra Nord e Sud in materia di assistenza farmaceutica. Assieme alla spesa per farmaci innovativi (dove primeggia la Lombardia, con 251,3 milioni di euro nel 2018) e all’utilizzo dei fondi dedicati: quello degli innovativi oncologici sfonda di 113,8 miliardi, quello per gli innovativi non oncologici è rimasto inutilizzato nel 2018 per 151 milioni. Sono alcuni dei dati che arrivano dal rapporto 2019 dell’Osservatorio civico sul federalismo in Sanità, presentato ieri a Roma da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato. La fotografia che ne emerge presenta diverse zone d’ombra, che vanno dalle Liste di attesa (ancora troppo lunghe in tutto il Paese) agli screening oncologici (il Sud lamenta sempre un ritardo incolmato) alle cronicità, con quattro Regioni che ancora devono reperire il Piano nazionale.
«L’urgenza di combattere le disuguaglianze è ormai al centro del dibattito pubblico» ha dichiarato Anna Lisa Mandorino, vicesegretario generale di Cittadinanzattiva «occorre però far fronte alle disparità nei Livelli essenziali di assistenza ed è per questo che chiediamo, tra le altre cose, la piena attuazione del Piano nazionale di governo delle liste di attesa e il coinvolgimento delle organizzazioni civiche nel Piano nazionale cronicità.
Le disparità tra regioni si fanno evidenti già dalla speranza di vita: rispetto alla media nazionale (82,7 anni) il Meridione sconta quasi un anno di differenza (81,9 anni), mentre il settentrione si attesta sugli 83,2. Le regioni che mostrano una speranza di vita alla nascita più lunga sono il Trentino Alto Adige con 83,8 anni e il Veneto con 83,4 anni; le regioni peggiori sono la Campania (81,1) e la Sicilia (81,6). Queste differenze emergono in modo più marcato se consideriamo la speranza di vita in buona salute. I cittadini nati in Calabria nel 2017 hanno una aspettativa di 9 anni e 1 mese inferiore a quelli nati in Emilia-Romagna, addirittura 15 anni rispetto al Trentino Alto Adige.
Poi c’è l’accessibilità alle prestazioni sanitarie. Più di un cittadino su due, tra quelli che si rivolgono al servizio PiT Salute di Cittadinanzattiva, denuncia difficoltà legate alle liste di attesa. Secondo un Rapporto presentato da Istat a novembre 2018, una percentuale non irrilevante di cittadini rinuncia alle cure per i lunghi tempi di attesa: la percentuale più alta di rinunce è al Sud e nelle isole (4,3% dei pazienti), mentre la percentuale più bassa è nel Nord Est (2,2%).
In ambito oncologico, per un intervento per tumore al polmone si attendono circa 13 giorni in Basilicata, oltre 46 nelle Marche. Per un intervento di tumore alla mammella i tempi migliori si registrano nella Provincia di Bolzano e in Calabria (18 giorni), i tempi più lunghi in Sardegna (40,6). Per il tumore all’utero i tempi d’attesa variano tra i 16,2 giorni di Bolzano e i 37,5 della Toscana. Per il tumore al colon retto, si va dai 14,4 giorni di attesa per l’intervento in Puglia ai 38,5 della Sardegna. Per il tumore alla prostata, la variabilità è ancora più marcata: dai 13,8 giorni di attesa in Molise agli 85,5 dell’Abruzzo.