Il prossimo governo dovrà rimettere in moto la ruota delle liberalizzazioni che il precedente non solo ha fermato, ma ha addirittura riportato indietro di qualche giro. E’ la valutazione che domina la Relazione per il 2017 inviata nei giorni scorsi al Parlamento dall’Antitrust. Anticipato dall’altro ieri da un articolo del Sole 24 Ore, il documento esprimerebbe un giudizio severo per quanto fatto (e non fatto) l’anno passato in materia di concorrenza. La prima Legge annuale in materia, entrata in vigore l’anno scorso dopo due anni di iter parlamentare, ha rispettato soltanto in parte le disposizioni iniziali del Governo e le indicazioni della stessa Autorità garante. Certo, ammette la Relazione, qualche passo avanti è stato compiuto, ma non va dimenticato che al momento mancano ancora quasi tutti i decreti attuativi.
Non solo: agli scarsi progressi impartiti da quella Legge, osserva l’Antitrust, si contrappongono gli arretramenti compiuti dal governo uscente nei mesi successivi con alcuni provvedimenti che di fatto limiterebbero la concorrenza anziché allargarla. E’ il caso del decreto fiscale e della Legge di Bilancio per il 2018, che hanno introdotto l’equo compenso ed escluso le azioni disciplinari dei consigli notarili dalla sfera d’intervento del Garante (che nei giorni scorsi si è appellato alla Corte costituzionale) e della Legge Lorenzin sugli ordini professionali, che ha istituito nuovi Albi nonostante il parere contrario dell’Authority. E poi ci sono i rinvii sulle nuove norme per autonoleggio (Uber) e commercio ambulante, gli interventi a favore del monopolio di Poste italiane, le norme fatte su misura per la Siae.
Per il Garante, Giovanni Pitruzzella, non resta che sperare nel nuovo Parlamento e nel Governo che verrà. «L’auspicio è che la nuova legislatura riprenda il sentiero delle liberalizzazioni» sia correggendo i vari punti critici sia rispettando l’obbligo della legge annuale.