In dieci anni l’Italia ha perso quasi centomila attività del commercio al dettaglio e oltre quindicimila del commercio ambulante, circa il 20% del totale in entrambi i settori, e ha visto crescere soltanto alberghi (+43,3%), ristoranti (+4%) e farmacie/parafarmacie (+12,6%). È il quadro che emerge dall’ultimo Report sulla demografia d’impresa nelle città italiane, condotto a cadenza annuale dall’Ufficio studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro studi delle Camere di commercio. Negli ultimi 10 anni (2012-2022) sono sparite quasi. Crescono gli alberghi e i ristoranti ma senza riuscire a compensare le riduzioni del commercio.
L’analisi si è concentrata su 120 città italiane di dimensioni medio-grandi: la contrazione delle attività commerciali e la crescita dell’offerta turistica risultano più accentuate nei centri storici rispetto al resto del territorio comunale, con il Sud caratterizzato da una maggiore vivacità commerciale rispetto al Centronord.
«Complessivamente» commenta Mariano Bella, direttore dell’Ufficio studi «la doppia crisi pandemica ed energetica sembra avere accelerato il calo della densità commerciale che già si avvertiva. L’entità del fenomeno non può che destare preoccupazione».
Cambia anche il tessuto commerciale dei centri storici, con sempre meno negozi di beni tradizionali (libri e giocattoli -31,5%, mobili e ferramenta -30,5%, abbigliamento -21,8%) e sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,6%, computer e telefonia +10,8%), attività di alloggio (+43,3%) ristorazione (+4%).
Per Confcommercio i dati adombrano il rischio di una desertificazione delle città, dove negli ultimi 10 anni la densità commerciale è passata da 9 a 7,3 negozi per mille abitanti (un calo di quasi il 20%). «Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno» è l’analisi dell’associazione «il commercio di prossimità non ha altra strada che puntare su efficienza e produttività, anche attraverso una maggiore innovazione e una ridefinizione dell’offerta. E rimane fondamentale l’omnicanalità, cioè l’utilizzo anche del canale online che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, con le vendite passate da 16,6 miliardi nel 2015 a 48,1miliardi nel 2022».
«La desertificazione commerciale non riguarda solo le imprese, ma la società nel suo complesso perché significa meno servizi, vivibilità e sicurezza» ha commentato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli «occorre accelerare la riqualificazione urbana con un utilizzo più ampio e selettivo dei fondi europei del Pnrr e il coinvolgimento delle parti sociali».
Il dato della ricerca relativo alle farmacie e parafarmacie va ovviamente preso con la dovuta cautela. Per cominciare, l’analisi ha considerato non il Paese nel suo insieme ma 120 città soltanto, tra le quali 110 capoluoghi di provincia escluse però Milano, Napoli e Roma. In secondo luogo, va ricordato che se in un decennio il numero delle farmacie è cresciuto lo si deve al concorso straordinario: dalle 17.796 del 2010 alle 19.901 del 2021, secondo i dati di Federfarma. In percentuale equivale a una crescita dell’11,8%.