Piomba la tegola di un ricorso al Tar sulla gara con cui, a fine ottobre, la centrale della Regione Piemonte aveva acquistato 112mila fiale di un biosimilare per conto di cinque amministrazioni regionali (Lazio, Sardegna, Valle d’Aosta e Veneto, oltre ovviamente al già citato Piemonte), ottenendo un ribasso del 65% sulla base d’asta e un risparmio di oltre 30 milioni. L’esito di quell’aggiudicazione – la prima del suo genere – era stato accolto con particolare soddisfazione dal coordinatore della commissione Salute delle Regioni, Antonio Saitta, che aveva parlato di «un’esperienza» da prendere a esempio. Non pare dello stesso avviso invece la Società italiana di reumatologia (Sir), che nei giorni scorsi ha bussato alla porta del Tar perché di fatto il provvedimento imporrebbe ai medici la prescrizione di un unico farmaco. «In questo modo non viene più garantita agli specialisti la libertà prescrittiva» spiega in una nota il presidente della società scientifica, Mauro Galeazzi «e viene aggravata la piaga della diversità di trattamento dei malati reumatici nelle varie regioni italiane. Non siamo contro i biosimilari e restiamo convinti che questi medicinali possano generare vantaggi economici rilevanti per l’intero sistema sanitario nazionale. Vogliamo però che sia tutelato un nostro diritto imprescindibile: poter sempre indicare il farmaco che riteniamo più opportuno per ogni singolo malato».
All’origine dell’intervento della Sir, la tormentata polemica sull’intercambialità tra biosimilare e originator. «Diversi studi scientifici condotti anche in Italia» ricorda la società scientifica «dimostrano che imporre un unico biosimilare potrebbe portare a riacutizzazioni della patologia». La stessa Agenzia italiana del farmaco, continua la Sir, riporta oltre 400 segnalazioni di eventi avversi insorti nel passaggio da un originator al suo biosimilare. «I risparmi ottenuti con la gara sovraregionale delle scorse settimane, quindi, rischiano di essere solo virtuali». Di qui la decisione di ricorrere al Tar, che la Sir ha preso «nell’esclusivo interesse dei pazienti colpiti da malattie reumatologiche gravi e croniche. Alcune associazioni di pazienti hanno già fortemente criticato la scelta delle cinque Regioni» conclude la nota «ci uniamo alla loro istanza e come clinici non possiamo non esprimere forti perplessità».