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Convenzione, dai sindacati no alla bozza delle Regioni. Sisac: fate controproposte

25 Luglio 2018

La bozza di convenzione trasmessa ai primi di luglio a Federfarma e Assofarm non rappresenta un “prendere o lasciare”, ma è la base di partenza per una negoziazione in cui farmacie e Regioni dovranno cercare il punto d’incontro. Lo ha detto il coordinatore della Sisac, Vincenzo Pomo, nell’incontro con cui ieri è ripreso (dopo otto mesi) il tavolo per il rinnovo della convenzione tra Ssn e farmacie del territorio. Parole volte espressamente a tranquillizzare Federfarma e Assofarm, che sin dall’inizio della seduta hanno scaricato sulla bozza tutte le loro artiglierie. La piattaforma delle Regioni, è in sintesi il giudizio, è priva di qualsiasi disegno strategico e non lascia trasparire alcun futuro per le farmacie pubbliche e private.

Le critiche dei due sindacati, in particolare, si sono concentrate sulle proposte relative alla remunerazione della farmacia dei servizi, che la parte pubblica vorrebbe finanziare con il dirottamento della trattenuta dello 0,02% e del contributo dello 0,15% (utilizzato dalle farmacie pubbliche, ha fatto notare Assofar, per finanziare la formazione dei loro dipendenti e al quale per questo non intendono rinunciare). Forte disappunto anche per l’assenza di ogni proposta in materia di distribuzione diretta e dpc, quando nell’atto d’indirizzo le stesse Regioni si erano espresse per un avvicinamento di compensi ed elenchi. E per il deludente spazio riservato dalla bozza all’aderenza terapeutica in farmacia, relegata tra i servizi opzionali quando i due sindacati vorrebbero farne una leva per riposizionare la rete degli esercizi farmaceutici nel nuovo sistema territoriale del Ssn.

Alle bordate di Federfarma e Assofarm, Pomo ha risposto con diplomazia ma senza arretramenti: le proposte sulla farmacia dei servizi, ha ricordato, originano dal fatto che sul piatto non ci sono risorse aggiuntive. Quanto all’assenza di interventi sulla dpc, il coordinatore della Sisac ha invitato i due sindacati a rileggersi l’atto d’indirizzo: a parte vaghe indicazioni di principio, le Regioni non forniscono indicazioni concrete sulla strada da imboccare e dunque se la Sisac fosse intervenuta sui compensi alle farmacie avrebbe potuto farlo soltanto allineando gli onorari ai valori più bassi. In ogni caso, ha avvertito Pomo, la bozza rappresenta soltanto una piattaforma d’avvio: Federfarma e Assofarm potranno elaborare le loro controproposte e presentarle alla Sisac, che le rigirerà alla Conferenza delle Regioni perché valuti. In altri termini, il negoziato non è alle battute finali ma è soltanto all’avvio.

I sindacati delle farmacie, di conseguenza, cominceranno dai prossimi giorni a lavorare a quattro mani su una “controbozza” da presentare nella prossima seduta del tavolo negoziale, in programma attorno a metà settembre. Alla Sisac, in ogni caso, Federfarma e Assofarm hanno subito messo in chiaro che per loro il percorso del rinnovo convenzionale dovrà viaggiare di pari passo con la trattativa in Aifa sulla riforma della remunerazione, perché gli accordi che si raggiungeranno a un tavolo dipenderanno strettamente dalle intese che si concretizzeranno all’altro.

E’ evidente però che per le farmacie sarà anche necessario capire i tempi: secondo alcune fonti, la riunione all’Aifa convocata il 4 luglio scorso per riprendere il discorso sulla remunerazione e poi disdetta alla vigilia, sarebbe saltata non per problemi di salute del dg Melazzini ma per uno stop piovuto direttamente dal ministro della Salute, che non avrebbe gradito il mancato invito. E ora c’è da attendere il nome di chi lo sostituirà. Federfarma vorrebbe chiudere la partita ai due tavoli entro la fine dell’anno (una fretta motivata anche dai dati sulla spesa farmaceutica, -5,2% sulla convenzionata soltanto nel primo trimestre di quest’anno), servirà correre.