La bozza di convenzione che le Regioni hanno trasmesso a Federfarma e Assofarm può soltanto essere cestinata e riscritta ex novo. E’ l’indicazione che arriva dalla seduta con cui ieri il Consiglio delle regioni, l’assemblea federale del sindacato titolari, ha esaminato la proposta di accordo elaborata dalla Sisac e le risultanze emerse dall’incontro del giorno prima al tavolo negoziale. Le critiche più pesanti, come c’era da aspettarsi, si sono concentrate sugli articoli della bozza relativi alla remunerazione della farmacia dei servizi (affidata al ristorno della trattenuta dello 0,02% e del contributo dello 0,15%, cui i titolari non intendono rinunciare), sui requisiti strutturali richiesti per erogare prestazioni professionali e di autoanalisi (bagni per disabili, spazi separati di almeno 10 mq e così via) e sull’assenza di interventi per l’armonizzazione di tariffe ed elenchi della dpc. Diversi delegati, poi, hanno fatto notare la gracilità dell’articolato, che tradirebbe l’intenzione della parte pubblica di ottenere una convenzione nazionale a scartamento ridotto che lasci la polpa alle convenzioni regionali.
Non è stata però una discussione particolarmente calda, forse per l’effetto sedativo che ha avuto la scelta di spostare l’esame della bozza dalla cima alla coda dell’ordine del giorno. Non tutte le delegazioni, poi, hanno dato la sensazione di avere studiato preventivamente il documento delle Regioni con l’attenzione che sarebbe stata necessaria. Soltanto la Lombardia, per esempio, si è presentata alla seduta con una relazione che analizza criticamente la bozza regionale e avanza già alcune controproposte: «È necessario» si legge «che la nuova Convenzione definisca il perimetro della distribuzione diretta, emendando la vigente normativa, compresa la Legge 405/2001, facendo sì che tutta la distribuzione dei farmaci rientri in farmacia, anche grazie alla distribuzione per conto». Occorre poi abolire la disposizione che obbliga le farmacie a livelli minimi di personale, così come va emendata la norma che consente alle convenzioni regionali di derogare da alcune disposizioni dell’accordo nazionale in modo che siano consentite modifiche soltanto migliorative. Infine, vanno rigettate le modifiche sulle commissioni farmaceutiche aziendali (che darebbero la presidenza ai rappresentanti Asl), sull’acconto d’inizio anno (le Regioni chiedono una consistente riduzione dell’ammontare, fino al 30% di un dodicesimo del corrispettivo dell’anno precedente) e sulle scadenze per le liquidazioni delle competenze (la proposta di parte pubblica farebbe slittare i pagamenti di un mese rispetto a quanto prevede l’attuale convenzione). «Questa modifiche» spiega a FPress Clara Mottinelli, presidente del Sunifar Lombardia e delegata in Consiglio delle regioni «sono il frutto di un’analisi accurata condotta da Federfarma Lombardia e approvata all’unanimità dai delegati di tutte le province nell’assemblea regionale di lunedì 23 luglio. Spiace che nessun altro abbia fatto lo stesso lavoro, il dibattito di ieri avrebbe avuto ben altro tenore».