Dieci paesi del lodigiano, nel sud della Lombardia, messi praticamente in isolamento. E 14 casi acclarati di contagio da coronavirus: il 38enne al quale per primo è stata diagnosticata l’infezione, ieri in serata; la moglie e un amico del primo, sotto osservazione al Sacco di Milano; tre anziani che frequentano lo stesso bar del 38enne, altri tre 40enni della zona e cinque sanitari dell’ospedale di Codogno, dove il “paziente zero” (almeno per quello che al momento si sa) era stato ricoverato inizialmente e dove ancora si troverebbe. E’ l’ultimo bilancio – ma i numeri cambiano di ora in ora – del primo focolaio epidemico di Covid-19 registrato in Italia: epicentro un triangolo di alcune decine di chilometri che ha ai vertici tre paesi della provincia di Lodi, Codogno, Casalpusterlengo e Castiglione d’Adda. Dove, a partire da oggi, la Regione ha fatto scattare misure di sicurezza sanitaria da quarantena: sospesi tutti gli eventi pubblici e le attività scolastico-lavorative, abitanti (dei tre comuni lodigiani e altri sette paesi dell’area) dovranno restarsene chiusi a casa per almeno una settimana.
«Potranno restare aperte soltanto le farmacie» spiega la presidente di Federfarma Lombardia e Milano-Lodi-Monza, Annarosa Racca «ancora una volta siamo il primo punto di riferimento sanitario per le nostre comunità». E’ il caso di Carlotta Felisi, farmacista titolare a Castiglione d’Adda: «Oggi ho visto tanta gente preoccupata» dice a FPress «e per di più mancano indicazioni chiare da chi dovrebbe darle. Salviette per mani e igienizzanti sono andati a ruba, molte richieste anche di mascherine che però avevamo già esaurito da giorni. Lunedì dovrebbe arrivate una nuova fornitura». In parecchi chiedono anche consigli, che Felisi fornisce andando a recuperare le regole riportate da decaloghi e manifesti diffusi nei giorni scorsi: «Lavarsi di frequente le mani» conferma «pulire accuratamente le superfici, evitare luoghi affollati; lo ripetiamo in continuazione a tutti, ma non sempre basta a fugare le preoccupazioni».
Nel centro della tempesta anche Dario Castelli, referente di Federfarma Milano per la provincia di Lodi «Già da stamattina hanno iniziato a presentarsi in farmacia persone che chiedono le solite mascherine oppure fanno domande sul livello di rischio e sulle cautele da adottare» spiega a FPress «l’unica cosa che al momento possiamo fare è ribadire i consigli ufficiali di Oms e Istituto superiore della sanità e arginare gli eccessi di panico». L’associazione di Milano, in contatto con istituzioni ed esperti già da quando l’epidemia si è scatenata in Cina, organizzerà a breve alcuni incontri formativi per affinare la preparazione dei farmacisti associati.