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Covid, primi farmacisti vaccinati ma regioni e asl procedono in ordine sparso

8 Gennaio 2021

«I medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta hanno la priorità nelle vaccinazioni contro covid, come tutto il personale sanitario. E avranno un ruolo fondamentale nelle prossime fasi della campagna vaccinale, come già previsto nel Piano strategico». Lo ha detto ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, in risposta ai rilievi sollevati poche ore prima dal segretario generale della Fimmg, Silvestro Scotti: in molte regioni, aveva detto, «i medici di base sono considerati tra le ultime linee nelle priorità per l’accesso all’immunizzazione». E finché non saranno vaccinati, ha ricordato Scotti, a loro volta non potranno vaccinare.

In effetti le notizie che arrivano dalle regioni riguardo alla profilassi del personale sanitario stanno facendo emergere difformità operative di difficile giustificazione. Ci sono regioni dove si sta dando la precedenza al personale del Ssn, amministrativi compresi, e altre invece che hanno già iniziato a chiamare i farmacisti, anche se non sempre appare chiaro il criterio di selezione. Si può anche ammettere che, con il federalismo sanitario, ogni Regione è libera di definire le priorità per conto proprio, ma nel caso della vaccinazione covid le scelte dovrebbero essere dettate da valutazioni cliniche, sulle quali paralleli geografici e confini territoriali contano ben poco. Il sospetto, in altre parole, è che non sempre ci sia una guida, come dimostra il caso esploso ieri all’Asl di Modena dove si è scoperto che le dosi di vaccino avanzate venivano somministrate a parenti e amici degli “inoculatori”.

A dirla tutta, anzi, sembra che i criteri con cui si sta procedendo alla profilassi degli operatori sanitari cambino addirittura da un’Asl all’altra. E’ il quadro che si ricava a raccogliere le testimonianze rintracciabili sui gruppi Facebook più frequentati dai farmacisti: nel Lazio, come già era stato annunciato a dicembre, le somministrazioni ai professionisti con il caduceo sono cominciate lunedì scorso, 4 gennaio; in Piemonte ha cominciato a vaccinare i farmacisti del territorio soltanto l’Asl di Alessandria, in Friuli invece la Regione ha messo nel primo scaglione (e sta vaccinando) tutti i dipendenti della farmacia, non laureati compresi.

Testimonianze di farmacisti già vaccinati arrivano anche dall’Emilia Romagna, dove la prima a partire è stata Piacenza ma per metà mese dovrebbero aggiungersi anche le altre Aziende sanitarie. In Sicilia, invece, è certo che l’Asl di Catania ha inserito i farmacisti nel primo scaglione e ha effettuato le prime inoculazioni, ma non si hanno notizie dello stesso genere dalle altre province. E la Regione, a dicembre, aveva dato disposizioni che non includevano i farmacisti del territorio nella prima schiera dei vaccinandi, dove invece figurava anche il personale amministrativo. In Lombardia, Federfarma e Ordine hanno comunicato alla Regione di avere già stilato l’elenco dei lavoratori delle farmacie del territorio (laureati e non) perché vengano chiamati per la prima somministrazione.

E’ evidente che il quadro della situazione reale sta cominciando a fare a pugni con gli ordinati diagrammi del Piano nazionale che il commissario Arcuri aveva mostrato prima di Natale a stampa e opinione pubblica. Non si può certo dire che la campagna stia procedendo a rilento: al 7 gennaio il nostro Paese ha somministrato più di 387mila vaccini (fonte Ourworldindata), per numero solo otto Paesi al mondo hanno fatto meglio di noi e per tasso percentuale (riferito a mille abitanti) solo sei. Però le difformità di cui s’è detto lasciano perplessi: sulla base di quali considerazioni alcuni governi regionali non hanno messo i farmacisti convenzionati (e i medici di famiglia) nella prima schiera dei sanitari da vaccinare? E al loro posto, a chi è stata data la precedenza? E’ quello che si chiede anche Fofi, che ieri è intervenuta con una nota per chiedere «che tutte le Regioni si adeguino al più presto all’indicazione del piano strategico anti Covid-19 anche nei confronti dei farmacisti: mentre i colleghi ospedalieri sono già inseriti ovunque nelle liste, questo non avviene per i farmacisti di comunità».