La vaccinazione contro covid raccoglie i maggiori consensi tra i giovanissimi: il 75% dei 18-24enni dice che si vaccinerà sicuramente e un altro 13% considera probabile l’eventualità. Nel complesso, il 50% degli italiani è pienamente convinto che vaccinarsi contro covid sia utile (e d’altronde, quasi un connazionale su quattro ha ormai completato il ciclo vaccinale) e il 25% dichiara che probabilmente si vaccinerà. Sono alcuni dei dati provenienti dalla survey realizzata da Iqvia con l’obiettivo di indagare gli orientamenti della popolazione verso la campagna vaccinale e i bisogni formativi degli operatori sanitari.
Realizzata in due fasi, gennaio e fine aprile 2021, la ricerca si è affidata a un campione di 800 medici (mmg e specialisti), 200 farmacisti e 400 cittadini. La fotografia che ne scaturisce alterna luci e ombre: nonostante la spiccata propensione a vaccinarsi, gli italiani esprimono anche forti critiche sulla campagna (62%), timore e preoccupazione (39%), incertezza (16%), rabbia e insofferenza (7%). E i medici così come i farmacisti, rileva Iqvia, sembrano sottovalutare le resistente dei loro pazienti. L’eventualità di una vaccinazione covid a cadenza annuale, per esempio, trova favorevole solo il 40% dei cittadini e l’ipotesi del passaporto vaccinale vede nettamente favorevoli medici e farmacisti (tra il 79% e il 91%) e più critici i pazienti (solo un cittadino su due è favorevole).
Dalla survey, inoltre, emerge netto il bisogno di maggiore informazione sui vaccini. A oggi, le informazioni sono veicolate soprattutto dai media (giornali, tv e internet) e su parecchi temi c’è forte richiesta di approfondimento attraverso fonti di informazione autorevoli e garantite: efficacia, sicurezza, indicazioni e controindicazioni.
«I medici e i cittadini» commenta Sergio Liberatore, amministratore delegato di Ivia Italia «si aspettano un’informazione autorevole e garantita che rassicuri le persone, guidi nelle scelte e favorisca un convincimento più sereno e positivo per la vaccinazione. Credo che sia fondamentale in questo momento attivare percorsi informativi e formativi per ridurre l’esitanza vaccinale e coinvolgere attivamente tutto il personale sanitario. In questa quadro le aziende produttrici dei vaccini e le istituzioni possono avere un ruolo chiave».