I dati diffusi ieri dall’Ocse «confermano quanto da tempo sostengono i professionisti della salute italiani: il nostro Servizio sanitario, a quarant’anni dalla sua istituzione, sta subendo un grave sottofinanziamento». E’ quanto dichiara in una nota il presidente della Fofi, Andrea Mandelli, dopo la pubblicazione del Rapporto 2018 “Health at a glance”, con cui l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico fotografa annualmente dati e tendenze dei sistemi sanitari europei. «Complessivamente» osserva Mandelli «il nostro paese ha fatto registrare nel 2017 una spesa sanitaria inferiore alla media europea: l’8,9% del Pil contro il 9,6%. E va considerato che crescono costantemente la rinuncia alle cure e la spesa privata, che nel periodo 2013-2017 è aumentata di poco meno del 10% toccando 37,3 miliardi. E’ evidente che se non si inverte quella che ormai da anni è una tendenza, il perimetro dell’assistenza sanitaria andrà riducendosi al punto da compromettere i principi di universalità ed equità del Ssn. Già oggi, peraltro, vediamo come l’accesso alle cure e la loro qualità presentino significative variazioni tra Regione e Regione e all’interno delle singole Regioni».
Il confronto con l’investimento in salute degli altri Paesi europei è preoccupante: Francia e Germania, per esempio, destinano a questo capitolo di spesa l’11,5 e l’11,3% del Pil. «Il Rapporto» prosegue Mandelli «ci ricorda anche la necessità di razionalizzare l’uso delle risorse, visto che per l’Italia si stima una quota di spesa inefficiente pari al 19%. C’è ancora molto da fare quindi su questo fronte, per esempio potenziando le cure sul territorio, dove i farmacisti e le farmacie del territorio possono dare un contributo importante. Ma contemporaneamente non si può pensare di affrontare la sempre maggiore incidenza delle malattie croniche e i costi dell’innovazione farmacologica e tecnologica con un investimento pubblico costantemente inferiore alle necessità. Finora il sistema ha retto ma occorrono correttivi urgenti».