Non riesce ad arrivare neanche all’aula del Senato l’emendamento 9.0.19 al decreto semplificazioni che abbassava dal 20 al 10% il tetto regionale sulle farmacie controllabili, direttamente o indirettamente, da ogni singola catena. A stopparlo, assieme a parecchie delle altre proposte approvate la settimana scorsa dalle commissioni riunite Affari costituzionali e Lavori pubblici, niente meno che la presidenza della Repubblica: al Quirinale, a quanto risulta, non sarebbe piaciuta la “corsa alla diligenza” che ha spinto gruppi e senatori a farcire il disegno di legge con ogni genere di provvedimenti, del tutto estranei alla materia originaria del testo. E così, con un messaggio trasmesso ieri alla presidenza del Senato, il Capo dello Stato ha richiamato l’assemblea al rispetto delle regole.
Detto fatto, la presidenza di Palazzo Madama ha sfrondato abbondantemente l’elenco degli emendamenti da portare in aula: per la Sanità ne sono rimasti soltanto tre, quello che risparmia a enti no profit e ospedali il raddoppio dell’Ires (1.34), che delega al ministero della Salute la definizione di algoritmo per calcolare il fabbisogno di personale degli enti Ssn (9.041) e infine l’emendamento sul payback (9.0.500).
Tra le proposte cancellate, invece, spiccano – oltre alla misura sul tetto per le catene – l’intervento che autorizza l’assegnazione di incarichi convenzionali non solo ai medici di medicina generale ma anche a quelli di emergenza-urgenza e delle cure palliative (9.2), la proposta su trasparenza e tracciabilità delle somme destinate al finanziamento dei contratti di formazione specialistica (9.0.7), l’emendamento che subordina alla negoziazione del prezzo con l’Aifa l’inserimento nell’elenco degli innovativi dei medicinali non ancora in commercio in Italia (9.0.22). Secondo quanto riferito dalle agenzie, gli emendamenti scartati potranno essere ripresi in un disegno di legge parlamentare cui verrà data corsia preferenziale.
