Tra gli italiani che dichiarano di avere fruito nel 2022 di almeno una prestazione sanitaria, uno su due dice di essersi rivolto a una farmacia, che diventa così a tutti gli effetti «uno dei presidi medici di prossimità» disponibili sul territorio. La tendenza vale soprattutto per la fascia dei più giovani, che ricorrono alla farmacia per consulenze e analisi base, mentre tra gli over 65 “solo” uno su tre dichiara di rivolgersi a una farmacia per questo tipo di prestazioni. A rivelarlo l’indagine di Deloitte Outlook Salute Italia – Prospettive e sostenibilità del Sistema sanitario, che fotografa abitudini e opinioni del Paese nel post-pandemia.
Il cambiamento si sente: è calato il ricorso ai medici di famiglia e ai pediatri (dal 64% del 2019 al 48% del 2022), alla diagnostica strumentale (dal 50% al 41%), alle cure odontoiatriche (dal 44% al 36%) e agli esami di laboratorio (dal 66% al 59%). Il 32% degli italiani, poi, dichiara di avere dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie nell’ultimo anno, e di questi la quota più rilevante (il 61%) ammette di averlo fatto per motivi economici.
Aumenta anche il ricorso alla sanità privata: tra chi ha fruito nel 2022 di un esame di laboratorio, cala del 24% rispetto all’anno prima la quota di coloro che si sono rivolti a una struttura pubblica, nel caso dei piccoli interventi ambulatoriali la contrazione è del 22%. Anche altri servizi quali le visite specialistiche, la diagnostica strumentale e l’accesso a strutture protette registrano dei cali significativi nel ricorso alle strutture pubbliche.
Al Ssn, così, gli italiani riconoscono in media, su una scala da 1 a 10, un voto di 6,3 (in lieve calo rispetto all’edizione precedente), mentre alla sanità privata attribuiscono una performance discreta (in media 7,1), ma anche in questo caso in calo rispetto all’edizione precedente. Tra le singole voci, i tempi di attesa sono quelle con i voti meno positivi. In costante miglioramento l’accesso ai servizi erogati anche dalle farmacie.