A meno di nuove sorprese, dovrebbe atterrare oggi sul tavolo del Consiglio dei ministri il decreto Rilancio con le misure per sostenere imprese e attività nella cosiddetta fase 2. Consistente anche il pacchetto degli interventi per il Ssn, che come ha ricordato ieri il ministro della Salute, Roberto Speranza, mette sul piatto risorse per 3,2 miliardi di euro, ossia più di quanto la Sanità ha ricevuto negli ultimi tre anni.
Un intero articolo, in particolare, va al «rafforzamento dell’offerta sanitaria e sociosanitaria territoriale», ossia il primo livello. Al riguardo, il decreto suggerisce che i piani di riorganizzazione della rete assistenziale cui dovranno provvedere le Regioni in chiave covid facciano perno sui Dipartimenti di Prevenzione, che assicureranno identificazione, isolamento e trattamento dei contatti «in collaborazione con i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e i medici di continuità assistenziale, nonché con le Unità speciali di continuità assistenziale (Usca)».
Anche per le persone fragili come i pazienti cronici e disabili il decreto raccomanda il rafforzamento dei servizi di assistenza domiciliare integrata. Ma nonostante l’ambito ricada nel recinto delle prestazioni per le quali è possibile avvalersi della farmacia dei servizi, il testo punta in tutt’altra direzione. E cioè al rafforzamento dei servizi infermieristici distrettuali, «con l’introduzione altresì dell’infermiere di famiglia o di comunità», per la presa in carico non soltanto dei pazienti covid ma anche dei soggetti fragili di cui si diceva in precedenza. A tal fine, prosegue il decreto, «dal primo gennaio 2021 le aziende e gli enti del Ssn possono procedere al reclutamento di infermieri in numero non superiore a 8 unità ogni 50mila abitanti, attraverso assunzioni a tempo indeterminato, anche in deroga ai vincoli previsti dalla legislazione vigente in materia di spesa di personale». In altri termini, arriva l’infermiere di famiglia con pianificazione degli ambiti analoga a quella dei mmg.
E non solo: «per garantire il coordinamento delle attività sanitarie e sociosanitarie territoriali» continua il decreto «le regioni e le province autonome provvedono all’attivazione di centrali operative regionali, che svolgono funzioni in raccordo con tutti i servizi e con il sistema di emergenza-urgenza, anche mediante strumenti informativi e di telemedicina». Per la presa in carico precoce dei pazienti covid «e per garantire il massimo livello di assistenza ai pazienti fragili», inoltre, «il fondo di cui all’articolo 46 dell’Accordo collettivo nazionale 23 marzo 2005 e successive modificazioni e integrazioni per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale (la Convenzione nazionale dei mmg) è complessivamente incrementato dell’importo di 10 milioni di euro per la retribuzione dell’indennità di personale infermieristico». Ora non resta che vedere cosa uscirà dal Consiglio dei ministri.